ossia il «postino» delle ricette mediche di Matteo Messina Denaro. Si tratta, com'è noto, del cugino e omonimo del geometra di Campobello di Mazara che, invece, avrebbe prestato l'identità al boss. Il “postino” è stato giudicato con il rito abbreviato, e condannato dal GUP di Palermo, per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. Bonafede, dipendente comunale di Campobello di Mazara, era accusato sostanzialmente di aver fatto da tramite tra il boss allora latitante e il medico Alfonso Tumbarello nel periodo in cui il capomafia era in cura per il cancro al colon che poi l’ha condotto alla morte.
L’imputato, oggi condannato, faceva avere a Messina Denaro le ricette intestate al geometra e le prescrizioni firmate da Tumbarello necessarie alle terapie. A suo carico, però, stando alla sentenza, è caduta l'accusa di associazione mafiosa. In quel caso, la condanna sarebbe stata molto più dura. Insomma, secondo i giudici, Bonafede sapeva benissimo chi stava aiutando, ma non è mafioso. L'uomo, invece, ha sempre sostenuto di non sapere che il reale malato era il padrino, ma di essere convinto che ad avere il tumore fosse il cugino omonimo che voleva però tenere riservata la sua patologia.
Sempre a proposito di affiliati e sodali di Messina Denaro, è giunto alle sue fasi conclusive il processo d'appello a carico dei cognati dell'ex latitante e di altri 12 presunti fiancheggiatori. Si tratta del processo scaturito dall'operazione “Annozero”.
Il Procuratore Generale di Palermo ha chiesto la conferma integrale della sentenza di primo grado con la quale, un anno e mezzo fa, il Tribunale di Marsala condannò a complessivi 166 anni di carcere i 13 imputati del processo «Annozero» che scelsero il processo con rito ordinario. L’indagine, condotta dai carabinieri, aveva visto coinvolti due cognati del boss Matteo Messina Denaro (Gaspare Como e Rosario Allegra, quest’ultimo morto nel 2019) e altri fiancheggiatori di Cosa Nostra a Castelvetrano, a Mazara del Vallo e nel Belicino. Tra le accuse a vario titolo contestate agli imputati, associazione mafiosa, estorsione, danneggiamenti, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento.