che è ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Sciacca, Domenico Maniscalco di 59 anni già coinvolto in passato nell’operazione antimafia denominata “Montagna, l’imprenditore Giuseppe Marciante di 37 anni e Michele Russo 45 anni che farebbero parte della cosca locale. Le manette sono scattate anche per l’ex responsabile della protezione civile di Agrigento Maurizio Costa di 64 anni. Agli arresti domiciliari sono finiti Vittorio Di Natale 49 anni, già consigliere comunale e candidato anche alle ultime amministrative e Rosario Catanzaro di 65 anni.
I reati ipotizzati sono: associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione e illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti.
Le indagini, condotte dal GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, con l’ausilio dei colleghi della Compagnia di Sciacca, avrebbero permesso di ricostruire l’esistenza di dinamiche criminali legate all’esercizio di un capillare controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca, al cui interno sarebbe emersa un’accesa competizione tra Maniscalco e Friscia finalizzata a ottenerne la leadership e terminata soltanto alla fine del 2021, dopo la morte dell’anziano capofamiglia Salvatore Di Gangi. A spuntarla Domenico Friscia che sarebbe riuscito ad ergersi come collettore nel settore degli appalti. E, infatti, l’attività investigativa avrebbe evidenziato la persistente capacità d’infiltrazione e di condizionamento del tessuto socio-economico del territorio da parte dell’associazione mafiosa che ha trovato espressione, da un lato con il controllo pressoché totale nel settore degli appalti e i costanti tentativi di inserimento con i sub-appalti e le forniture, dall’altro con il condizionamento del voto in occasione delle consultazioni elettorali.
Nel corso delle investigazioni sarebbe infatti emerso un penetrante potere di infiltrazione del sodalizio criminale nell’economia legale, con particolare riferimento ai settori delle “costruzioni” e del “movimento terra” connessi alla realizzazione di opere pubbliche ricadenti sul territorio, non solo di Sciacca, attuato anche ricorrendo a condotte estorsive, di illecita concorrenza con minaccia o violenza e di usura in danno di imprenditori estranei alla cerchia fiduciaria del nuovo reggente della famiglia mafiosa.
Nello specifico, tra il 2020 ed il 2023, sarebbe stato riscontrato il condizionamento di diversi appalti pubblici, con particolare riferimento alla realizzazione del depuratore, nonché al rifacimento della rete fognaria, dell’area portuale di Sciacca e dell’asilo comunale di Menfi, avvenuto anche grazie al determinante apporto di imprenditori mafiosi che, sostituendosi di fatto alle società aggiudicatarie, avrebbero sistematicamente eluso la normativa antimafia in materia di sub-appalto mediante l’imposizione delle forniture di materie prime e il nolo a freddo di mezzi. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare anche responsabile della Protezione Civile Maurizio Costa, nei cui confronti sono stati ipotizzati i reati di corruzione e di falso per avere agevolato Giuseppe Marciante nell’agghiudicazione dei lavori di realizzazione dell’hub vaccinale di contrada Perriera a Sciacca in cambio di lavori nella propria abitazione. Non solo mafia e appalti, emerge anche il tentativo di condizionamento politico nell’inchiesta coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Sergio Demontis, legato alle ultime elezioni amministrative a Sciacca, con il nuovo reggente della famiglia mafiosa che avrebbe incontrato Vittorio Di Natale, candidato al Consiglio Comunale per garantirgli appoggio politico, episodio per il quale il G.I.P. ha ritenuto ricorrenti elementi idonei a configurare il reato di “scambio elettorale politico mafioso”.
Per l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi sono stati impiegati oltre 100 militari della Guardia di Finanza, in forza ai Reparti di Palermo e Agrigento, che hanno anche effettuato perquisizioni in diverse province siciliane e nel Molise, presso abitazioni e sedi societarie nella disponibilità delle 22 persone indagate.