Rinaldo Sidoli ha denunciato che sul territorio comunale sono state raccolte più di 50 esche. Due i cani salvati, ma all'appello ne mancherebbero ancora tantissimi. E si parla di emergenza senza precedenti. Sidoli chiede alle istituzioni di reagire con determinazione. E parla di nuova strage dopo quella di Sciacca. L'invito è ai volontari animalisti siciliani, definiti “un esempio di coraggio e di grandi valori, la speranza per educare alla legalità". Un allarme, quello sulla situazione siciliana, lanciato anche dall'Associazione nazionale medici veterinari italiani. A giudizio dei medici il randagismo in Sicilia richiede la dichiarazione dello stato di emergenza, permettendo alle autorità pubbliche, centrali e regionali, di ricorrere ad interventi speciali, misurabili e a termine. Veterinari che dopo i casi di Sciacca hanno chiesto l'introduzione di norme più stringenti per l'accesso ai veleni. Intanto l'eco del dibattito non si è ancora spenta, a partire da quello relativo alla passività dei saccensi, additati da numerosi animalisti come veri e propri “complici” della mattanza per avere deciso di rimanere a casa e di non partecipare al corteo che si è svolto domenica scorsa. Un dibattito dai toni surreali, soprattutto su Facebook. Dove il presidente del Nucleo Operativo Italiano Tutela Animali Enrico Rizzi ha promosso una petizione volta ad impedire che il prossimo maggio il Giro d'Italia possa passare da Sciacca. “Siamo stanchi della latitanza delle istituzioni e non vogliamo più vedere animali morire sulle strade siciliane”. Si ipotizza una nuova (forse più sostanziosa di quella di domenica) concentrazione per il 9 maggio proprio al fine di bloccare la tappa, anche se poi Rizzi si dice pronto a ripensarci solo se ci saranno azioni concrete e immediate a tutela dei randagi. Non sarà certo per scongiurare il timore che qualcuno venga a bloccare la tappa del Giro d'Italia che oggi il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci incontrerà oggi i rappresentanti delle associazioni animaliste maggiormente rappresentative in Sicilia e i vertici dei Servizi veterinari dell’assessorato della Salute per confrontarsi sul tema del randagismo nell’Isola. “Così come avevo preannunciato, subito dopo la strage di cani a Sciacca – ha detto Musumeci – il mio governo vuole accendere un riflettore su una tematica che investe tutta la Sicilia e che sta a cuore a molti. Vogliamo capire se c’è qualcosa che non va nella legge 15/2000 e quindi bisogna procedere con una modifica della norma o se non hanno funzionato i controlli e gli adempimenti che ogni soggetto chiamato in causa avrebbe dovuto compiere. L’incontro servirà a capirne di più, per poi prendere una decisione corretta”. Non che ci sia molto da capire. La legge va sicuramente aggiornata. Occorre che i comuni non vengano più lasciati soli a fronteggiare un problema, quello del randagismo, che è alimentato soprattutto dai cani padronali che non vengono sterilizzati e dalle cucciolate abbandonate sul territorio. Le sterilizzazioni si fanno se i sindaci hanno i soldi per farle. Altrimenti si parla del nulla. Quello che è successo a Muciare non deve più ripetersi. Adesso però occorre dare il via libera alla realizzazione di un rifugio sanitario, perché i canili presenti sul territorio da soli non sono sufficienti a fronteggiare l'emergenza. Se, infine, animalisti e non animalisti decidessero una volta per tutte di abbassare i toni, sarebbe un gran bel passo avanti per tutti.