e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Agrigento su richiesta della Procura della Repubblica. Sono ritenuti gli autori, in concorso con altri, dell’incendio doloso ai danni della ditta Omnia s.r.l. con sede a Licata, verificatosi il 20 gennaio scorso, che ha causato, secondo le misurazioni effettuate dall’Arpa Sicilia, una grave compromissione dell’aria per la diffusione di sostanze altamente tossiche in percentuali di gran lunga superiori a quelle tollerate dalle norme e dalle linee guida internazionali in tema di inquinamento atmosferico. Si tratta di Carmelo D’Antona, 39 anni, di Ravanusa, Cristoforo Famà, 41 anni, di Licata, e Mario Antona, 24 anni, di Ravanusa. I primi due, ai quali è contestata la progettazione e l’esecuzione dell’incendio, sono finiti in carcere. Il terzo indagato, invece, è ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. I provvedimenti sono stati firmati dal gip del tribunale di Agrigento Micaela Raimondo. L'incendio in questione è quello che tenne con il fiato sospeso l'intera comunità di Licata, domato solo dopo alcune settimane di incessanti operazioni, provocando un grave danno ambientale che costrinse il sindaco ad adottare misure drastiche come la chiusura delle scuole ma anche ville, giardini pubblici e cimitero. L’inchiesta, coordinata dal procuratore Giovanni Di Leo e dal sostituto procuratore Alessia Battaglia, va oltre l’attentato incendiario alla ditta di rifiuti e ipotizza anche i reati di inquinamento ambientale, furto, tentata estorsione e anche un tentato omicidio a colpi di spranga ai danni di un extracomunitario di cui è accusato uno degli arrestati. Oltre ai tre arrestati, sono indagate altre 11 persone. Le indagini avviate dai Carabinieri e disposte dall'autorità giudiziaria, con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito di disegnare uno spaccato di micro e macrocriminalità in un ambito sociale di emarginazione e degrado nel territorio di Licata ma soprattutto nei centri di Ravanusa e Campobello di Licata, con riflessi sui comuni vicini. Le indagini tecniche condotte hanno inoltre consentito di attivare la collaborazione internazionale di polizia che ha consentito di arrestare in Germania due persone di Licata, condannate per gravi reati di estorsione, una delle quali già consegnata al nostro paese a seguito di mandatao d’arresto europeo. Le persone offese nella maggior parte dei casi sono persone appartenenti a fasce deboli della popolazione. Concausa di gran parte dei reati commessi è il bisogno spasmodico di alcuni degli indagati di approvvigionarsi quotidianamente di sostanza stupefacente di tipo cocaina/crack, da cui sono dipendenti, per cifre che superano i 50 euro al giorno, con la necessità di pagare i debiti contratti e di procurarsi il minimo indispensabile per vivere. Tornando al gravissimo incendio che nei mesi scorsi ha interessato la città di Licata e che aveva liberato nell'atmosfera rilevanti quantità di diossina ed altri composti tossici, sembrerebbe essere stato appiccato per un corrispettivo irrisorio su mandato di persone allo stato ancora ignote.