Lo rivela al nostro Telegiornale la dottoressa Katia Scorsone, psicologa e responsabile del Centro di ascolto per famiglie e giovani di Ribera, nato dopo le numerose tragedie di giovani morti per overdose, e che hanno visto le famiglie di Keila ed Alessio, solo le ultime vittime, adoperarsi per testimoniare il proprio dramma e fare qualcosa perché altri non dovessero viverlo. Un centro situato in locali messi a disposizione dalla chiesa riberese, in via Trionfo numero 6, accanto la Matrice.
Un centro di ascolto nato sulla scorta dell'esperienza della “Casa dei giovani” di Bagheria, che ha iniziato questo percorso più di 30 anni fa. Una struttura che opera grazie alle donazioni, non sono indifferenti quelle di chi non è coinvolto in una tragedia familiare di un soggetto tossicodipendente, con servizio di ascolto e orientamento psico sociale, attraverso numerosi incontri di sensibilizzazione nelle scuole; la realizzazione di locandine e depliant informativi e infine, ma non per ultimo, un totem pubblicitario, ubicato tra la via Imbornone, la via Circonvallazione e la via Canova. Un'iniziativa tutt'altro che simbolica. Perché è difficile anche fare avvicinare chi ha bisogno.