Leo ha chiesto una pena molto dura ai danni di Alfonso Tumbarello, l'ormai ex medico che, per diverso tempo, avrebbe firmato certificati medici e ricette al boss mafioso Matteo Messina Denaro, coperto dal nome di Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la propria identità al latitante. Tumbarello, di Campobello di Mazara, stesso luogo dell'ultimo covo del boss, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e per falso in atto pubblico.
Il processo è in corso al Tribunale di Marsala, mentre Tumbarello, al momento, è ristretto agli arresti domiciliari. Una pena molto dura dicevamo, soltanto per la sorella del boss, Rosalia Messina Denaro, era stata chiesta una condanna più pesante, vent'anni, poi effettivamente condannata a quattordici. Il nodo gira tutto attorno all'identità del discusso paziente: secondo la difesa Tamburello non sarebbe stato consapevole che i propri documenti medici fossero destinati al capomafia, mentre stando all'accusa, invece, sapeva benissimo che erano per Messina Denaro. Il dibattimento è in corso e la sentenza dovrebbe aversi entro il prossimo febbraio.
Il boss, ormai deceduto a causa di un tumore al colon, nel suo percorso sanitario, secondo gli inquirenti, avrebbe goduto di aiuti e trattamenti di favore consapevoli, ossia quelli che incrociava avrebbero saputo bene chi stavano supportando nonostante le false generalità con cui si presentava. Il 3 novembre 2020 il latitante si sottopose ad una colonscopia in uno studio medico privato che rivelò la presenza del male. Il 6 novembre, tre giorni dopo, ha eseguito una visita specialistica all'ospedale di Mazara del Vallo; il 9 novembre il ricovero a Mazara del Vallo, il giorno dopo, il 10 novembre, la TAC addirittura anticipata: prima era stata programmata per giorno 20, poi eseguita, invece, il 10 novembre. Infine l'operazione, tutto questo in Sicilia dove le liste d'attesa sono a dir poco chilometriche e in periodo di pandemia e restrizioni.
L'indagato, candidato più volte negli anni passati con il centrodestra alle elezioni provinciali, regionali e persino a sindaco di Campobello, secondo l'accusa “era impossibile non accorgersi che quello non era il vero ammalato. Il primo alibi del dottor Alfonso Tumbarello è falso, mentre il secondo è incoerente”.