nei confronti delle cinque persone sottoposte a provvedimento cautelare disposto dalla procura della Repubblica di Marsala nell'ambito dell'operazione “Caronte”, che secondo i Carabinieri della compagnia di Sciacca, agli ordini del capitano Marco Ballan, è riuscita a sgominare una banda dedita al traffico di immigrati e al contrabbando di sigarette provenienti dalla Tunisia. A finire in manette quattro trafficanti di esseri umani. Ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta per Salvatore Calcara di Sambuca di Sicilia, Marco Bucalo di Menfi e il tunisino Montasar Bouaicha. Ai domiciliari Giuseppe Morreale di Santa Margherita Belice. L'obbligo di dimora, infine, è stato deciso per il marsalese Salvatore Occhipinti. Il giovane tunisino è stato rinchiuso in una cella del carcere di Cesena, città dove ha il proprio domicilio, mentre i tre belicini sono rinchiusi nella casa circondariale di Sciacca. Un'operazione di polizia giudiziaria scaturita da un'inchiesta durata un anno, che si è avvalsa di indagini effettuate grazie ad una fitta rete di pedinamenti ed intercettazioni, riuscendo a documentare le varie fasi organizzative ed esecutive delle traversate. 100 miglia marine dalla Tunisia agli sbarchi trapanesi di Mazara e di Marsala. Due gli episodi in particolare che gli investigatori hanno documentato, in un'inchiesta iniziata dopo la denuncia, rivelatasi poi falsa, presentata alla stazione dei carabinieri di Menfi da Salvatore Calcara, del furto di un gommone custodito, stando a quanto da lui riferito ai militari, all'interno della proprietà di un suo amico. Una denuncia che insospettì i Carabinieri. Ci volle poco a scoprire che, in realtà, quel gommone, già sottoposto a sequestro dalla Finanza di Mazara del Vallo, sarebbe stato utilizzato per due sbarchi in totale di circa una trentina di persone e di 3000 stecche di sigarette. Ciascun viaggiatore per arrivare in Italia pagava tra i 4 mila e i 5000 euro, mentre la vendita dei tabacchi avrebbe fruttato 100 mila euro. Le intercettazioni acquisite, a giudizio della magistratura marsalese, diretta dall'ex procuratore capo di Sciacca Vincenzo Pantaleo (sui provvedimenti emanati c'è anche la firma del PM Riccardo Alcamo), rivelano chiare responsabilità da parte degli indagati, con la conclusione che se non si fosse intervenuti bloccando l'attività di traffico di esseri umani e di sigarette, oltre ai due sbarchi dei primi del 2017 ce ne sarebbero potuti essere degli altri. Otto dei tunisini sbarcati il 17 febbraio del 2017, identificati dai carabinieri, hanno rivelato i dettagli del viaggio: dal costo ma anche ad alcuni comportamenti riconducibili, secondo gli investigatori, alla responsabilità personale del tunisino ventisettenne Montasa Bouaicha. Un tipo violento, stando al racconto dei migranti, che non esitava a picchiare tutti e ad avere sparare colpi di pistola contro la polizia tunisina e anche contro un peschereccio italiano.