e il Tribunale del Riesame. Nodo del contendere gli esiti dell'operazione denominata “Montagna” che avrebbe scompaginato le famiglie mafiose presenti tra le province di Agrigento, Palermo e Caltanissetta. Il Riesame ha già fatto scarcerare 28 indagati su 63 arrestati, col risultato che adesso DDA e Riesame sono ai ferri corti. La parola adesso passa alla Cassazione che dovrà decidere in ordine ai ricorsi presentati dai Pm. Secondo i giudici del Riesame l'ordinanza di custodia cautelare a carico dei 63 indagati non sarebbe stata motivata, inoltre mancherebbero gravi indizi di colpevolezza a loro carico.
I pubblici ministeri della DDA non ci stanno ed hanno presentato ricorsi in serie. Al momento, però, i 28 scarcerati sono tornati tutti nei loro paesi, accanto alle persone che avevano testimoniato contro di loro. Il contrasto tra Procura e Riesame è netto. Secondo la DDA, qualcosa non torna. Se l'ordinanza è carente di motivazioni e di indizi perché vengono censurate le posizioni di soltanto 28 soggetti e non di tutti e 63 gli indagati? Delle due l'una. O l'ordinanza è carente per tutti e deve essere annullata nel suo complesso oppure non lo è.
Inoltre, se il giudice avesse accolto passivamente l'ordinanza, senza alcun vaglio o valutazione personale, perché ha respinto 13 richieste su 76 dei Pm, autorizzando l'arresto per i restanti 63 soggetti? Sarà la Cassazione, quindi, ad esprimersi sulla legittimità di queste scarcerazioni. Ad essere tornati in libertà, ad oggi, gli agrigentini Raffaele Fragapane, Vincenzo Mangiapane, Giorgio Cavallaro e Marco Veldhuis, ma pure Vincenzo Pellitteri, Franco D'Ugo, Vincenzo Dolce, Antonio Giovanni Maranto, Giovanni Gattuso, Adolfo Albanese e altri.
Come si ricorderà, il blitz Montagna risale alla fine di gennaio, mentre le prime scarcerazioni a metà febbraio. Al centro dell'inchiesta, le presunte famiglie mafiose di Bivona, San Biagio Platani, Cammarata e Alessandria della Rocca.