Da stanotte è rinchiuso in una cella del carcere Pagliarelli di Palermo.
Sono stati gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Sciacca, nelle scorse ore, a raggiungerlo nella sua abitazione di Palermo per notificargli l'ordine di carcerazione. Ad emetterlo è stata la procura della Repubblica di Sciacca, che per prima aveva iniziato l'inchiesta a carico dell'ex frate del Terzo Ordine Regolare. Dopo avere già scontato 6 anni tra carcere e domiciliari, a Mordino restano 3 anni e otto mesi per pagare il suo conto con la giustizia. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l'ultimo ricorso dopo la conferma in appello della sentenza di primo grado. L'inchiesta scattò quasi nove anni fa. Poco dopo Mordino venne arrestato. Pesantissime le accuse a suo carico: pedopornografia e prostituzione minorile. Per gli inquirenti avrebbe compiuto avrebbe compiuto atti sessuali con minori di sesso maschile, di età compresa tra i 14 ed i 18 anni, in cambio di denaro, con l’aggravante di aver commesso i fatti in danno di minori e con l’abuso di poteri e con violazione dei doveri inerenti la propria qualità di ministro di culto”. I riflettori sull'ex parroco si accesero mentre era in corso l'operazione antidroga “Mata Hari”. Durante un'intercettazione telefonica si apprese che l’allora sacerdote della Basilica San Calogero avrebbe intrattenuto rapporti sessuali a pagamento con un indagato di quell’indagine. Sebbene quel fatto nn era assolutamente rilevante sull'indagine antidroga, il Commissariato di P.S. di Sciacca diede inizio ad una “parallela attività di indagine finalizzata ad accertare se padre Davide Mordino si intrattenesse nei locali della Basilica di San Calogero anche con dei minorenni”. Gli investigatori scoprirono così che fra Davide convinceva i ragazzi a fare “test sulla sensibilità corporea” cui seguivano le diverse “prestazioni” sessuali, con pagamento ai ragazzi della somma di denaro da un minimo di 50 euro fino ad un massimo di 300 euro”.
Frà Davide, secondo le investigazioni avrebbe fatto “sottoscrivere, un modulo apparentemente intestato alla società MEDIASET di Milano, che avrebbe consentito loro la partecipazione a programmi televisivi, a partire da quelle condotte da Maria De Filippi, facendo credere ai ragazzi di poterli avviare al mondo dello spettacolo.
La vicenda, esplosa verso la fine del 2010 fece grande scalpore nella città termale e divise in due l’opinione pubblica. La chiesa, per il caso Sciacca, fu tempestiva. Il Terzo Ordine regolare dei Francescani e la Curia vescovile di Agrigento costituirono un vero e proprio processo.