L'operazione è stata condotta dalla DIA di Trapani su ordinanza emessa dal GIP del tribunale di Palermo. Il noto imprenditore edile è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e ha subito un provvedimento di sequestro preventivo delle società Calcestruzzi Castelvetrano s.r.l., avente ad oggetto il commercio di conglomerati cementizi, e della Clemente Costruzioni s.r.l., impegnata nell'attività di movimento terra e costruzione generale di edifici, entrambe con sede in Castelvetrano e a lui riconducibili. L'operazione è tesa a disarticolare la rete dei consociati mafiosi più vicini al latitante Messina Denaro, attraverso l'individuazione e l'eliminazione dal mercato delle imprese mafiose che costituiscono le principali fonti di approvvigionamento finanziario dell'organizzazione mafiosa castelvetranese. Le attività d'indagine che hanno portato all'arresto di Clemente e al sequestro delle sue aziende sono scaturite dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, deceduto lo scorso anno, e, in misura minore, da Giuseppe Grigoli, entrambi condannati in via definitiva quali appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, che hanno indicato Clemente come una delle più attive espressioni imprenditoriali del locale sodalizio criminale. Nicolò Clemente, del resto, proviene da una famiglia da sempre legata alla figura del boss latitante. Il fratello Giuseppe Il fratello Giuseppe, infatti, fu condannato per associazione mafiosa e per alcuni omicidi, commessi in concorso proprio con il latitante. Dopo la condanna all’ergastolo, Giuseppe, afflitto da crisi depressive, si è suicidato in carcere nel 2008, proprio nel giorno del compleanno dell’amico Matteo, quando sembrava ad un passo la sua scelta di voler collaborare con i magistrati. «Le indagini hanno dimostrato che Nicolò Clemente, forte del suo rapporto diretto e privilegiato con Messina Denaro – scrive la Dia - ha nel tempo sistematicamente partecipato, attraverso le due aziende sequestrate oggi, alla spartizione delle commesse nel settore delle costruzioni edili e del calcestruzzo, che avveniva all'interno di un circuito mafioso/imprenditoriale del quale facevano parte, oltre a Clemente, gli imprenditori Giovanni Filardo, Giovanni Risalvato, lo stesso Lorenzo Cimarosa e Rosario Firenze.