con rinvio l'arresto di Domenico Maniscalco, 52enne di Sciacca, finito in carcere lo scorso 22 gennaio nell'ambito del blitz che avrebbe scompaginato le consorterie mafiose della montagna agrigentina. L'ordinanza di custodia cautelare a suo carico è stata annullata con rinvio: la Cassazione, alla quale si sono rivolti i suoi difensori Giovanni Castronovo e Giovanni Aricò, ha disposto un nuovo passaggio al Tribunale del Riesame che deciderà della sua eventuale scarcerazione. Il Riesame di Palermo dovrebbe esprimersi in merito nelle prossime settimane.
Maniscalco, quindi, potrebbe tornare in libertà. Come si ricorderà, l'operazione antimafia Montagna avrebbe delineato la geografia delle nuove famiglie mafiose di un ampio versante della provincia, da Bivona a San Biagio Platani, passando per Raffadali, Sciacca, Cammarata e Favara. II gip di Palermo, Filippo Serio, aveva disposto, lo scorso gennaio, l'arresto di Domenico Maniscalco per associazione mafiosa, ma non per le due ipotesi di estorsione e tentata estorsione ai danni delle imprese edili Ferrara srl e Linera Costruzioni di cui era accusato: per questi due episodi, infatti, contestati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, il gip non ha ritenuto sufficienti i gravi indizi di colpevolezza a suo carico. Stando al gip di Palermo, invece, Maniscalco sarebbe stato un appartenente alla famiglia mafiosa di Sciacca, leggiamo testualmente negli atti dell'inchiesta, "per essersi messo a totale disposizione dell’organizzazione, mantenendo i contatti e partecipando a numerosi incontri e riunioni con altri membri dell’organizzazione, in particolare - si legge - delle famiglie mafiose della provincia di Agrigento, tra le quali quelle di Favara, Cammarata, San Giovani Gemini e con quelli della famiglia di Polizzi Generosa – Castellana, ricevendone i benefici economici".
L'ordinanza era stata confermata dal Tribunale del Riesame e adesso la Cassazione l'ha annullata, con rinvio, ad un'altra sezione del Riesame.