I soggetti che vanno verso il processo sono, in totale, 59, mentre all'inizio i coinvolti nel blitz erano stati 76. Gli avvocati difensori avranno 20 giorni di tempo per evitare i rinvii a giudizio a carico dei loro assistiti. L'inchiesta è quella antimafia dello scorso 22 gennaio, realizzata dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Agrigento. Tra i destinatari delle misure cautelari, come si ricorderà, anche l'allora sindaco di San Biagio Platani, poi dimessosi, Santino Sabella. La DDA di Palermo, con l'operazione Montagna, è certa di aver scompaginato i mandamenti di Santa Elisabetta e del Belice, e di aver colpito in modo deciso almeno 16 famiglie mafiose agrigentine. Nell'inchiesta sono coinvolti pure presunti affiliati alle cosche di Caltanissetta, Palermo, Enna, Ragusa e Catania. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, truffa aggravata, intestazione fittizia di beni, fino ad un'ipotesi di voto di scambio. Le indagini, lunghe e complesse, avrebbero accertato financo 27 estorsioni ad imprese e negozi, mentre 7 sono state le società sequestrate. Dopo gli arresti di gennaio, il favarese Giuseppe Quaranta ha cominciato a collaborare con gli inquirenti divenendo uno degli ultimi più importanti collaboratori di giustizia agrigentini. Da gennaio a giugno, diverse le scarcerazioni che erano state decise dal Tribunale del Riesame e poi annullate dalla Cassazione, fino all'operazione “Montagna 2” che ha riportato dietro le sbarre i presunti boss già colpiti dalla prima ordinanza di carcerazione.