È quanto trapela dal fronte investigativo all'indomani della denuncia nei confronti di un medico in pensione, scoperto a detenere in casa vasi, anfore, maioliche e altri oggetti antichi, da lui più volte esibiti ad amici e parenti. Il professionista è stato denunciato per impossessamento illecito di beni appartenenti allo Stato e ricettazione. Tra i beni individuati anche alcune antichissime ceramiche che gli inquirenti ritengono corrispondere con quelle trafugate dalla cappella della famiglia Virgadamo, nel territorio di Burgio, località rinomata proprio per la produzione di maioliche. Il mercato nero di quelli che vengono definiti “tombaroli” è uno dei settori chiave su cui da tempo le forze dell'ordine di tutto il territorio nazionale hanno puntato la loro attenzione. Si ipotizza un giro d'affari internazionale inestimabile. Dalle nostre parti si registra da tempo una autentica escalation di episodi. L'ultimo risale alle settimane scorse, quando i carabinieri di Sambuca di Sicilia hanno scoperto sei tombaroli di Paternò che armati di pale, picconi, torce e di tutti gli utensili utili stavano scavando sul monte Adranone sito archeologico particolarmente ricco di reperti risalenti al IV sec, a.C. Era da tempo che il sito era meta non solo di turisti ma purtroppo anche di ladri, che nottetempo scavando su tutta l’area comprendente il sito archeologico, si impossessano di reperti vari tra cui monili, vasi, monete risalenti al III-IV sec a.C. Un mercato fiorente quello del commercio di reperti storici, soprattutto destinato a collezionisti francesi.
In Italia tutte le antichità sono tutelate dalla legge, siano esse note o anche ignote (perché sotto terra o in mezzo al mare), e pertanto l'impossessamento abusivo da parte di chiunque costituisce reato. Reperti che vengono individuati fra quello che si definisce “patrimonio indisponibile dello Stato". Si tratta di oggetti di interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo. A cercare di tutelare questi reperti è intervenuto anche il "Codice dei beni culturali e del paesaggio", che risale al 2004, e che stabilisce che le ricerche archeologiche e, in genere le opere per il ritrovamento dei reperti in qualunque parte del territorio nazionale sono riservate al Ministero". Il mercato nero dell’archeologia produce gravi danni. Durante uno scavo gli archeologi, oltre a recuperare i reperti, documentano ed analizzano gli strati da cui provengono, per poterli ricondurre ad una data era storica. Quando si effettua uno scavo si distrugge necessariamente tutto, decretando così la perdita di dati importantissimi. Tutto questo lavoro viene vanificato dai tombaroli, appassionati di antichità e di archeologia ma che, di fatto, ignorano le conseguenze del loro agire. Gli studi archeologici vengono danneggiati pesantemente, nella migliore delle ipotesi vengono rallentati. In più viene impedito al grande pubblico la possibilità di apprezzare la bellezza e il valore.