pubblicata sul sito belicenews Antonella Lombardo Castelli, la mamma del piccolo Marco, morto nello schianto di Ferragosto avvenuto nei pressi di Lido Fiori, ripercorre i fatti. Ad uccidere il bambino è stato un tubo di ferro utilizzato come recinzione di un piccolo ponticello in località Torrenova, lungo la Menfi Lido Fiori. Il papà di Marco si chiama Gualtiero, è un ingegnere meccanico comasco. La famiglia si trovava qui in vacanza. La mamma è originaria di Partanna. Gualtiero Castelli a Francesca Capizzi riferisce che quei tubi innocenti non possono essere utilizzati per recintare un ponte, parlando di fatto assurdo. È già stata intrapresa un'azione legale per far causa a chi di competenza, nella fattispecie si tratta del Libero Consorzio. E' noto che sulla vicenda è aperta anche un'indagine della procura della Repubblica di Sciacca tendente ad accertare la verità. “Una strada in quelle condizioni è vergognosa, abbiamo perso un figlio per colpa di tubi obsoleti che non dovevano essere li”. Vicenda in effetti dramamtica, da cui è scaturita un sopralluogo fatto l'indomani dello schianto dai tecnici dell'ex provincia. Poi Gualtiero Castelli racconta il momento dell'incidente: “Andavo piano, tornavamo da Lido Fiori, l’asfalto era bagnato, piovigginava. Poi lo scontro, la macchina che sbanda, i genitori che si girano sul sedile posteriore, il bambino che non reagiva più. “Mio figlio avrà giustizia e non ci fermerà nessuno», aggiunge Antonella Castelli, aggiungendo che i resposnabili “dovranno risarcire fino all’ultimo centesimo. Non ci ridaranno più indietro il nostro Marco, non avremo più la felicità ma chi ha sbagliato deve pagare, e il risarcimento sarà utilizzato per aiutare i bambini bisognosi”. La famiglia Castelli aveva programmato di andare in Madagascar per costruire una scuola, un ospedale o un grosso pronto soccorso. Marco viene descritto dalla mamma come un bambino curioso, che amava la vita, faceva mille domande e aveva tantissimi hobby. Sognava un fratellino o una sorellina. Era pazzo per la juventus e per gli aerei. Quest’ultima passione gli è stata trasmessa da papà Gualtiero. E ancora: aiutava bambini in difficoltà e cercava di far integrare nel gruppo un suo compagno di colore che nessuno voleva accanto. Marco stava mettendo da parte i soldi in un carosello per comprare il Go Kart e ogni giorno si misurava con il metro perché per potersi iscrivere al corso bisogna raggiungere una certa altezza e lui non vedeva l’ora. Una famiglia distrutta dal dolore.