Professionisti ma, soprattutto politici, tra i quali anche alcuni consiglieri comunali tuttora in carica, hanno deciso di chiedere la cancellazione. Lo hanno fatto dopo che sono finite sui giornali alcune delle centinaia di pagine di deposizioni dell'architetto di Palma di Montechiaro Giuseppe Tuzzolino, collaboratore di giustizia oggi superprotetto, raccolte dal sostituto procuratore della repubblica di Agrigento Salvatore Vella. Deposizioni nelle quali Tuzzolino parla dei rapporti tra mafia e massoneria, indicando anche circostanze significative nella correlazione tra le logge e il superboss latitante Matteo Messina Denaro.
Sarebbero già almeno una ventina, secondo le indiscrezioni, i saccensi usciti o che stanno per uscire dagli elenchi massoni. Pare che temano un coinvolgimento diretto nell'inchiesta. Si tratta di gente che, magari, non avendo certamente avuto a che fare con Messina Denaro, vuol tirarsi fuori da un meccanismo che vede l'associazione segreta della quale avevano ritenuto di poter far parte macchiata in maniera scandalosa. Persone che farebbero parte di un nuovo elenco di affiliati alla massoneria, i cui nomi non sono ancora noti al grande pubblico. È evidente che il timore di chi ha chiesto la cancellazione dalla massoneria sarebbe strettamente collegato alle imminenti elezioni amministrative. Gente che vorrebbe ricandidarsi, ma che teme un danno d'immagine.
Tornando all'indagine guidata dal sostituto procuratore della repubblica di Agrigento Salvatore Vella, Tuzzolino sta raccontando legami inconfessabili tra mafia, affari e massoni. Ed è stato nell'ambito di queste rivelazioni che è tornato prepotentemente sotto i riflettori il ruolo di Matteo Messina Denaro. Per la Direzione Distrettuale Antimafia il boss avrebbe ormai rinunciato ad esercitare il suo governo mafioso sulla provincia di Trapani. Da qui l'ipotesi che oggi Messina Denaro non sia più da queste parti ma addirittura oltreoceano: in Brasile, oppure a New York. Possibilità, quest'ultima, non esclusa nemmeno da un altro procuratore aggiunto di Palermo, Bernardo Petralia, il quale in un'intervista di due giorni fa rilasciata a Sciacca, ha dichiarato che non si sorprenderebbe se il capomafia di Castelvetrano fosse individuato in un casolare di campagna o in “un grattacielo di una city”. È apparso chiaro il riferimento di Petralia alla Grande mela.
Giuseppe Tuzzolino intanto verrà sentito giovedì prossimo nell'aula bunker del Tribunale di Agrigento, di fronte alla corte presieduta da Giuseppe Miceli, su massoneria e corruzione negli uffici pubblici della provincia. Tuzzolino sarà cortato dal Servizio Centrale di Protezione, e si sta prestando grande attenzione alle disposizioni di sicurezza, a causa delle dichiarazioni che ha reso, non tutte ancora pubbliche.