di dimettersi da presidente di Girgenti Acque, sul piano strettamente gestionale la società sembra avviarsi ad un'attività controllata da uno o più commissari, soprattutto perché, per dirla con Francesca Valenti, è inimmaginabile che dall'oggi al domani l'attività di organizzazione del funzionamento delle reti idriche venga improvvisamente azzerata.
Tutto questo malgrado l'ATI da tempo stia tentando la strada della risoluzione del contratto per inadempimento. In attesa del responso del TAR sull'interdittiva antimafia che Girgenti Acque ha impugnato davanti ai magistrati amministrativi, l'uscita di scena di Campione potrebbe generare l'acquisto delle sue quote da parte di Siciliacque, la società mista pubblico-privata rimasta proprietaria di numerosi impianti di adduzione nella Regione siciliana che oggi è creditrice nei confronti della società di Aragona di oltre 20 milioni di euro. Ma con un'interdittiva antimafia sul groppone il valore contrattuale di Girgenti Acque rischia di ridursi considerevolmente.
Intanto c'è attesa per l'assemblea dei sindaci che Francesca Valenti, presidente dell'ATI, ha convocato per domani nella sede dell'area industriale di Agrigento, proprio di fronte la sede di Girgenti Acque. Sarà un momento topico nel corso del quale si farà il punto della situazione, si prenderà atto definitivamente del provvedimento del prefetto Caputo. Provvedimento che ha ribaltato l'ultima istruttoria, quella del 2015 (quando prefetto era ancora Nicola Diomede) che aveva concesso la liberatoria antimafia nei confronti della società di gestione delle risorse idriche pubbliche. La ridda di procedimenti penali e i riferimenti a frequentazioni e conoscenze da parte di Marco Campione di personalità discusse legate a Cosa Nostra, in uno con le risultanze dell'ultima inchiesta, quella della procura di Agrigento, hanno indotto il nuovo epsonente del governo in provincia a modificare il suo orientamento. Questione che farà tornare ad Agrigento la stessa commissione regionale antimafia, quella guidata da Claudio Fava. “Ma io la mafia l'ho sempre combattuta, faccia a faccia, in Tribunale con i miei estortori”, ha detto Marco Campione.
Una vicenda che deve far riflettere sul tema centrale, che va messo sotto i riflettori qualsiasi cosa accada. Ad oggi non esiste un piano B, e se putacaso domani Girgenti Acque sparisse non ci sarebbe più letteralmente nessuno che possa aprire i rubinetti. L'ipotesi di un “liberi tutti” che possa permettere di immaginare uno scenario diverso è ambita ma al tempo stesso fa paura, non lo nega nessuno. Un po' come il braccio del tennista, che cede quando sta raggiungendo il traguardo della vittoria. Anche perché se l'eventuale “dopo-Girgenti Acque” dovesse essere un'altra società privata, così come sembra lo scenario attualmente apparentemente più logico, rischia di non risolvere alcuna delle storture contro le quali il territorio si batte da anni.