Quasi tutti gli imputati, e precisamente cinquantadue sulle cinquantotto persone per le quali nei mesi scorsi la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio, hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Tra questi, anche i due saccensi coinvolti nell'operazione, Salvatore Di Gangi, 74 anni, e Domenico Maniscalco, 53 anni. In sostanza, non ci sarà alcuna decisione sul rinvio a giudizio e un vero e proprio dibattimento. Sarà il Gup del Tribunale di Palermo a decidere se assolvere o condannare e, in quest'ultimo caso, la pena sarebbe ridotta di un terzo. Si tratta del processo scaturito a seguito della maxi operazione antimafia messa a segno il 22 gennaio scorso dai Carabinieri del Comando provinciale e che ha decapitato le principali famiglie mafiose della provincia con particolare riguardo al cosiddetto mandamento della “Montagna”. Solo sei imputati hanno scelto il rito ordinario. Tra questi, l'ex sindaco di San Biagio Platani Santo Sabella, accusato di avere stretto un patto elettorale con il boss del paese Giuseppe Nugara con cui avrebbe barattato posti di lavoro e appalti a imprese a lui vicine in cambio di sostegno elettorale. Accuse che l'ex sindaco ha sempre respinto ma che, lo scorso agosto, hanno portato alla decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere il Comune di San Biagio Platani per infiltrazioni mafiose. Nel processo è destinato ad avere un ruolo decisivo il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, capomafia di Favara fino al 2014, che dopo l'arresto dello scorso 22 gennaio ha deciso di collaborare con la giustizia. Il Gup del Tribunale di Palermo, Marco Gaeta, nella prossima udienza scioglierà la riserva sulle ammissioni al rito abbreviato , dopo che la settimana scorsa aveva ammesso la costituzione di 14 parti civili su 19 richieste.