Si tratta di due delle otto persone coinvolte nell’ambito dell’operazione antimafia denominata Opuntia, che ha fatto riemergere la volontà di riaffermazione delle consorterie di Sciacca e Menfi. Accolta dal Gup la richiesta del sostituto procuratore della Dda di Palermo Alessia Sinatra. Il processo per Mistretta e Gulotta si svolgerà con il rito ordinario. I loro legali avevano chiesto il non luogo a procedere. Gli altri sei imputati hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato. Tra di loro c’è anche il saccense Domenico Friscia. Poi ci sono i menfitani Vito Riggio, Giuseppe e Cosimo Alesi, e il medico Pellegrino Scirica. Rito abbreviato anche chiesto da Vito Bucceri, colui che dopo essere stato arrestato proprio in questa operazione ha deciso di saltare il fosso, raccontando tutto agli inquirenti e diventando determinante per il prosieguo di questa e di altri procedimenti. La prima udienza, al Tribunale di Palermo, è stata fissata per il 19 febbraio. Il pentimento di Bucceri, capomafia di Menfi, è stato oggetto di contestazione da parte degli altri indagati. I legali di Mistretta e Gulotta hanno puntato tutto sulla presunta inattendibilità del collaboratore di giustizia. Ma il Gup ha considerato i fatti in maniera diversa. Per la Dda di Palermo “l’analisi della complessa ed articolata attività svolta dai militari della compagnia di Sciacca, attraverso l’ascolto delle numerose conversazioni captate, cui hanno fatto riscontro tempestivi servizi di osservazione fissa e dinamica degli indagati e dei luoghi maggiormente frequentati ed infine il contributo di collaborazione reso da Vito Bucceri, ha permesso di appurare che gli odierni indagati risultano tutti ed a pieno titolo inseriti in un cotesto criminale riconducibile alla matrice criminale Cosa nostra”.
L’inchiesta, scattata negli anni scorsi, ha puntato sul ruolo di Bucceri e di quelli che la DDA ha definito i suoi costanti contatti con Pietro Campo, Leo Sutera e Domenico Friscia. Sotto i riflettori: un business ad ampio raggio, con interessi su appalti e opere pubbliche ma anche sull'illecita gestione dei proventi del settore dei videopoker e delle slot machines.