Giuseppe Quaranta, arrestato nell'ambito dell'operazione "Montagna", ha confermato tutte le accuse nei confronti dei suoi ex sodali nell'ambito del processo che ne è scaturito. Quaranta, ascoltato in videocollegamento dalla località segreta in cui è stato condotto dopo il suo pentimento, ha indicato nomi e circostanze del coinvolgimento dei soggetti indagati, accusati di essere i nuovi referenti della mafia in provincia di Agrigento. 52 persone hanno optato per il rito abbreviato, 6 invece verranno giudicate con il rito ordinario con prima udienza già fissata per il 18 febbraio davanti la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento. Tra questi, anche l'ex sindaco di San Biagio Platini Santo Sabella.
Quattordici le parti civili ammesse nel processo. L’accusa è sostenuta dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra che, il prossimo 21 gennaio, comincerà l’atto di accusa, suddiviso in tre udienze. Il blitz, come si ricorderà, era scattato lo scorso anno, il 22 gennaio. Per i difensori degli imputati, che avevano richiesto ed ottenuto l'audizione di Quaranta nel troncone abbreviato del processo, la versione del pentito sarebbe contradditoria e piena di incontruenze. Non solo nomi e mandamenti, Quaranta avrebbe ricostruito, inoltre, alcuni tentativi di estorsione, come quelle subite da una gelateria e da un distributore di benzina. Avrebbe confermato il ruolo apicale di Francesco Fragapane in seno al mandamento provinciale, indicato braccio destro e reggenti, parlato di forniture edili, fatto i nomi di boss locali di vari paesi dell'agrigentino, riannodato presunte alleanze e fatto riferimenti alla precedente operazione, denominata Nuova Cupola. Infine Quaranta ha raccontato anche del tentativo di estorsione ai danni di una ditta di Mussomeli che, in seguito, avrebbe denunciato l’accaduto. L'operazione "Montagna" avrebbe portato in carcere i capimafia di Raffadali, San Biagio Platani, Favara, Bivona e Sciacca.