di Trapani, della Compagnia di Mazara del Vallo e del ROS, hanno fermato con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione gli imprenditori Calogero Luppino di Campobello di Mazara, Salvatore Giorgi e Francesco Catalanotto di Castelvetrano, gestore di un centro scommesse online a Campobello di Mazara. I tre sono accusati, tra le altre cose, di essere in rapporti con il latitante Matteo Messina Denaro e di averne finanziato la famiglia ed i parenti in carcere. Nell'ambito della stessa inchiesta, la DDA di Palermo ha notificato anche un avviso di garanzia, con invito a comparire, al deputato regionale di Forza Italia Stefano Pellegrino. Il parlamentare e’ indagato per corruzione elettorale. A Pellegrino, i Pm contestano di aver avuto il sostegno elettorale da parte degli imprenditori arrestati oggi. Secondo gli inquirenti, Luppino e Giorgi avrebbero sostenuto la candidatura alle elezioni regionali del politico, promettendo e distribuendo generi alimentari agli elettori in cambio della promessa di voto. A Pellegrino, avvocato marsalese, non è stata contestata, però, l'aggravante mafiosa.
In sostanza, stando all'accusa, avrebbe “comprato” preferenze, ma senza sapere che di mezzo ci fossero esponenti di Cosa Nostra. L'operazione dei Carabinieri è stata denominata "Mafiabet". Calogero Luppino, oltre ad essere imprenditore nel campo dei giochi on line, e’ stato consigliere comunale con l’Udeur a Campobello di Mazara. Giorgi – che secondo l’accusa gestiva la cassa dell’associazione mafiosa nel settore imprenditoriale delle scommesse – negli anni scorsi e’ stato assessore della cittadina del Trapanese. Catalanotto, invece, sarebbe ritenuto l’anello di congiunzione operativo tra Luppino e la famiglia mafiosa di Castelvetrano, anche per via della particolare vicinanza a Rosario Allegra, cognato di Matteo Messina Denaro. Sono indagate, inoltre, una decina di persone, mentre i tre fermati hanno subito pure un sequestro di beni per circa 5 milioni di euro. I soldi sarebbero stati fatti arrivare alla famiglia del padrino latitante ed a quelle di altri detenuti, denaro che sarebbe provenuto dalle agenzie di scommesse. L'ascesa dei tre sarebbe stata favorita, secondo l'accusa, dai boss mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che avrebbero obbligato i vari esercizi commerciali ad installare le macchinette di Luppino e Giorgi attraverso pesanti minacce e ritorsioni. Obiettivo del blitz tagliare i viveri al latitante e provare a stanarlo.