i carabinieri fermarono una vettura, dentro la quale c'erano un sessantenne di Gibellina e una bambina di 13 anni con la quale l'uomo non aveva alcun rapporto di parentela. L'ipotesi a dir poco terribile che ne venne fuori, dopo i sospetti dei militari, e che avrebbe fatto scattare le manette ai polsi di quel soggetto fu che il sessantenne aveva accompagnato la tredicenne presso un ovile dove altri due uomini avevano abusato sessualmente di lei. Tutto questo con la piena consapevolezza ed il benestare della stessa madre della giovane. L'uomo fu arrestato, la madre denunciata e la bambina accompagnata in una struttura protetta.
Vicenda che non si esaurì quella sera. Allo scopo di fare piena luce sui fatti, i militari continuarono, mediante sofisticate intercettazioni e attraverso pedinamenti, nonché con il supporto dei Carabinieri del RIS di Messina, a raccogliere tutta una serie di elementi che stamattina all'alba hanno permesso di eseguire 6 ordinanze di custodia cautelare autorizzate dal GIP nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Palermo, ufficio competente per le indagini sugli abusi nei confronti di minori.
In carcere sono così finiti la madre della bambina, ma anche il sessantenne gibellinese Pietro Civello (l'uomo che si trovava in auto con la tredicenne la sera di dicembre del 2017) e quattro presunti clienti con i quali la minore, sotto costante minaccia di morte, sarebbe stata costretta ad avere rapporti sessuali in cambio di somme cha andavano dai 30 ai 200 euro per prestazione.
Gli arrestati sono Viorel Frisan, 37enne di Gibellina, Calogero Friscia, 25enne di Menfi, Vito Sanzone, 43 enne di Menfi e Vito Campo, 69enne di Menfi. Sono tutti accusati di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione minorile, nonché violenza sessuale ed atti sessuali aggravati con minorenne. I quattro avrebbero abusato della ragazzina o presso case di campagna di loro proprietà o addirittura presso un ovile. L’indagine portata a termine dai Carabinieri fotografa una realtà di profondo degrado e disagio sociale, dove la vittima, purtroppo, è una ragazzina che all’epoca dei fatti era appena 13 enne.
Quello che gli investigatori hanno appurato, grazie anche alla preziosa collaborazione della stessa minore durante le audizioni protette, avvenute in presenza sia di alcuni militari specializzati per reati in materia di violenza di genere, sia di psicologi incaricati, è che la madre, di nazionalità romena, assieme al Civello, si preoccupavano di gestire materialmente l’attività di sfruttamento della prostituzione accordandosi con i clienti, accompagnando la ragazzina sul luogo prestabilito per l’incontro ed intascando in cambio la somma di denaro stabilita. Tutto questo sotto le costanti e reiterate minacce rivolte dai due nei confronti della giovane.
Durante le audizioni, la minore ha descritto con precisione il luogo degli incontri, le persone e gli oggetti di arredo presenti nei locali utilizzati per le violenze. Grazie a questo ed ai dettagliati sopralluoghi effettuati unitamente agli specialisti del R.I.S. di Messina, i Carabinieri hanno così potuto raccogliere quelli che definiscono oggi “preziosi reperti contenenti materiale biologico sia della vittima sia di alcuni dei suoi aguzzini”. I riscontri positivi forniti dai laboratori scientifici dell’Arma hanno infine confermato pienamente il quadro probatorio.