Con queste parole Calogero Friscia, di 24 anni, e Vito Campo, di 69 anni, hanno risposto alle domande del Gip Rosario Di Gioia del Tribunale di Sciacca. Entrambi sono agli arresti domiciliari ed hanno deciso di rispondere alle domande degli inquirenti. Campo e Friscia sono due dei sei soggetti ritenuti responsabili di presunti abusi sessuali ai danni di una tredicenne che, con il benestare della madre, sarebbe stata costretta a prostituirsi tra le campagna di Menfi, Sambuca di Sicilia e Gibellina. Friscia e Campo sono difesi entrambi dall'avvocato Calogero Lanzarone. I primi interrogatori di garanzia si sono svolti ieri mattina. Tutti gli altri indagati, compresa la madre dell'adolescente, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. La donna, difesa dall'avvocato Nino Sutera, è stata sottoposta all'interrogatorio al carcere Pagliarelli di Palermo. Nella stessa casa circondariale è recluso Pietro Civello, di Gibellina - assistito dall'avvocato Antonino Vallone. Entrambi hanno fatto scena muta, mentre gli altri 4 indagati sono ai domiciliari. La minore al centro dell'inchiesta è stata affidata, nel frattempo, ad una comunità protetta. Le accuse sono gravissime: induzione alla prostituzione minorile, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, nonché violenza sessuale ed atti sessuali con minorenne, aggravati poiché consumati ai danni di una vittima quattordicenne. Oltre la madre sono finiti in manette anche i presunti “clienti” della ragazzina: si tratta di Pietro Civello, 60 anni di Gibellina, Viorel Frisan, 37enne di Gibellina, Calogero Friscia, di Menfi, Vito Sanzone, 43 enne di Menfi e Vito Campo, di Menfi. Stando alle accuse, la ragazzina sarebbe stata costretta dalla stessa madre che, dietro compenso e minacce, l’avrebbe fatta prostituire con estranei, in case di campagna ed ovili.