in ordine alla vicenda dei presunti abusi sessuali ai danni di una bambina di 13 anni confermati dalla stessa vittima durante alcune audizioni. Un orientamento che si inquadra nella decisione di quasi tutti gli indagati di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del Gip di Sciacca Rosario Di Gioia durante gli interrogatori. Tra chi ha fatto scena muta anche la stessa madre della ragazzina, che sarebbe stata da lei costretta a prostituirsi. Non ha risposto alle domande nemmeno Pietro Civello, il sessantenne di Gibellina che è lo stesso uomo fermato la sera di dicembre del 2017 ad un posto di blocco mentre viaggiava insieme alla tredicenne. E ad avvalersi della facoltà di non rispondere sono stati anche il menfitano Vito Sansone, 43 anni, e Viorel Frisan, 37 anni di Gibellina. Hanno invece risposto alle domande del gip del tribunale di Sciacca, Rosario Di Gioia, gli indagati Calogero Friscia di 25 anni e Vito Campo di 69 anni. Entrambi hanno respinto le accuse. Secondo i carabinieri Friscia avrebbe avuto un rapporto sessuale con la minorenne "a compensazione di un credito vantato dalla madre". I difensori hanno chiesto l'annullamento della misura cautelare e preannunciano già ricorso al Tribunale della Libertà.
La ragazzina è stata, nel frattempo, affidata ad una comunità. Con le sue dichiarazioni avrebbe dato a investigatori e inquirenti degli elementi per poter far scattare gli arresti conclusione di una complessa indagine che è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo. Ad eseguire le 6 ordinanze di custodia cautelare sono stati i carabinieri della compagnia di Sciacca. Le accuse, a vario titolo, sono di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione minorile, violenza sessuale e atti sessuali con minorenne. Reati aggravati poiché consumati ai danni di una vittima infra quattordicenne.