dalla Guardia di Finanza di Sciacca. Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica avevano acceso i riflettori sul Fratelli Parlapiano e coinvolto complessivamente 34 persone, tra operatori sanitari e amministrativi. Adesso il Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Sciacca, Rosario Di Gioia, ha disposto il rinvio a giudizio per 15 di loro. Si tratta dei medici riberesi Silvana Galletta, di 54 anni, e Serafino Galletta, di 62, ai quali vengono contestati non solo fatti che riguardano la presenza in servizio ma anche la redazione di certificati medici.
Accusa quest’ultima formulata anchre nei confronti di Anna Maria Bono, di 63 anni, e Giovanni Angelo Panarisi, di 60. Gli altri rinviati a giudizio sono :Davide Caico, di 48 anni; Carmelo Tortorici, di 62; Felice Milioto, di 52; Vincenzo Caternicchia, di 60; Nino Riggi, di 62; Calogero Triolo, di 52; Paola Veneziano, di 47; Calogero Schifano, di 63; Liborio Saladino, di 55; Maria Vaccaro, di 63 e Francesco Russo, di 49 anni. Truffa e falso i reati, a vario titolo, che vengono contestati. Nell’ambito dell’inchiesta denominata “Ghost Rider” ha già pattetggiato la pena di un anno con la sospensione condizionale il dipendente Giovanni Marù, di 68 anni. Per tutti gli altri la Procura deve ancora decidere.
Il Gup del Tribunale di Sciacca ha già fissato la prima udienza che si svolgerà il 12 settembre prossimo. L’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento si è costituita parte civile. Una operazione che aveva destato parecchio clamore
e che aveva coinvolto anche quattro consiglieri comunali in carica in vari comuni dell'Agrigentino. Sotto i riflettori, erano finiti, non solo i cosiddetti “furbetti del cartellino”, con la contestazione dei reati di truffa ai danni di ente pubblico e inoltre, in alcuni casi, di peculato, interruzione di pubblico servizio e perfino false certificazioni. Una operazione che aveva avuto origine da un’iniziale attività informativa in materia di assenteismo di pubblici dipendenti svolta nella parte occidentale della provincia e che si era incentrata, in particolare, sull’ospedale di Ribera dove, secondo l’accusa, vi era un vero e proprio “sistema” di illeciti: dalla timbratura “cumulativa” dei cartellini di presenza per “coprire” l’allontanamento di dipendenti e dirigenti medici, alle false attestazioni di malattia.
Le indagini della Guardia di Finanza si era avvalse di intercettazioni telefoniche ed ambientali e pedinamenti.