ha chiesto, attraverso il suo legale, di poter usufruire del beneficio delle attenuanti conseguenti alla sua scelta di collaborare con la giustizia. E' emerso ieri mattina nel corso dell'ultima udienza relativa al processo "Opuntia", con rito abbreviato, operazione che avrebbe disarticolato le famiglie mafiose comprese tra Menfi e Sambuca di Sicilia. Bucceri ha deciso di collaborare con la giustizia subito dopo il suo ultimo arresto, nel 2016. Avrebbe ricoperto, secondo l'accusa e le ricostruzioni degli inquirenti, il ruolo di capo della famiglia mafiosa di Menfi. Le deposizioni di Bucceri si sarebbero rivelate importanti non solo relativamente al processo "Opuntia", ma anche nell'ambito di altri procedimenti tuttora in essere. Si tratta di uno degli ultimi pentiti agrigentini, al pari di quel Giuseppe Quaranta, di Favara, protagonista, invece, nel processo "Montagna". Il processo "Opuntia", come si ricorderà, si celebra davanti il gup del Tribunale di Palermo Ermelinda Marfia. Si torna in aula il 30 aprile per le altre discussioni e arringhe difensive.
Sul banco degli imputati, com'è noto, siedono sei soggetti per i quali il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra ha chiesto, in totale, condanne per circa mezzo secolo di carcere. La pena più alta, 12 anni di reclusione, è stata chiesta per il saccense Domenico Friscia, 55 anni. Per il medico di Menfi Pellegrino Scirica, 63 anni, il pm ha chiesto 10 anni e 8 mesi. 10 anni di reclusione la pena chiesta per Vito Riggio, 32 anni, di Menfi. Per i due fratelli Alesi, Giuseppe, 48 anni, e Cosimo, di 53 anni, pure loro menfitani, il pm, riconoscendo le attenuanti generiche, ha richiesto 8 anni di reclusione per il primo e 6 anni per il secondo. Infine, è stata di 2 anni la richiesta per il collaboratore di giustizia Vito Bucceri, di 46 anni. Alla sentenza si dovrebbe giungere nel corso delle prossime settimane.