Sambuca di Sicilia Leo Sutera, per tutti “u prufissuri”, arrestato dalla Squadra Mobile di Agrigento nell’ottobre scorso con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Per gli inquirenti si era posto nuovamente a capo dell'organizzazione mafiosa provinciale, sin dalla sua ultima scarcerazione per fine pena avvenuta nel 2015. Adesso ha scelto di avvalersi del rito abbreviato che consente tempi di giudizio più rapidi e riduzioni di pena. La prima udienza è prevista per il prossimo 28 maggio dinanzi al sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Alessia Sinatra. Si tratta dell'ennesima pagina nel lungo curriculum criminale del capomafia sambucese. Sutera che, intanto, su disposizione della Corte di Cassazione, resterà in carcere in attesa di giudizio. La Cassazione, infatti, ha rigettato l'istanza avanzata dall’avvocato Carlo Ferracane che ne chiedeva la scarcerazione, anche per motivi di salute.
Resta in carcere anche il suo presunto autista, Vito Vaccaro, 57 anni. Anche per lui istanza rigettata e misura cautelara confermata. Sutera era stato nuovamente arrestato al termine di una lunga e complessa attività investigativa. Nelle intercettazioni, avrebbe palesato anche l'ipotesi di una fuga all'estero sentendosi sempre controllato e braccato. L’accusa nei confronti del professore è quella di associazione mafiosa: secondo gli inquirenti, si sarebbe pure interessato di alcuni appalti cercando di agevolare persone o imprese a lui vicine, con particolare riferimento alla costruzione di quaranta alloggi nel quartiere Saraceno di Sambuca. Circa un mese dopo il fermo di Sutera, furono arrestati quelli che i magistrati ritengono essere i suoi fiancheggiatori più fidati: ossia la fioraia Maria Salvato, di 45 anni, l’imprenditore Giuseppe Tabone, di 53 anni, e il suo presunto autista, Vito Vaccaro, di 57 anni. Per tutti loro l’ipotesi accusatoria è quella di favoreggiamento aggravato.