con la complicità di alti funzionari delle forze dell'ordine. Per questo motivo, Antonello Montante, ex leader di Confindustria Sicilia, è stato condannato in primo grado a 14 anni di carcere, quasi 4 anni più rispetto alla pena richiesta, nell'ambito del processo che si è svolto a Caltanissetta con rito abbreviato. Per Montante la procura, infatti, aveva chiesto una condanna di 10 anni e sei mesi. Insieme a Montante, sono stati condannati l'ex comandante della Guardia di Finanza di Caltanissetta Gianfranco Ardizzone, a 3 anni, 4 anni per Marco De Angelis, ex funzionario della Questura di Agrigento, 1 anno e 4 mesi per il questore di Vibo Valentia Andrea Grassi, 6 anni e 4 mesi per Diego Di Simone, responsabile security di Confindustria ed ex poliziotto. Assolto, invece, Alessandro Ferrara, funzionario Regione Siciliana. Montante, dopo aver trascorso quasi un anno in carcere, adesso si trova ai domiciliari. Secondo l'accusa, avrebbe cercato di ottenere notizie riservate sui profili di alcune persone di suo interesse, collaboratori di giustizia, magistrati, esponenti politici, mettendo in piedi un sistema ben oliato di spionaggio. Per la procura di Caltanissetta si sarebbe avvalso pure di talpe istituzionali, gli altri imputati, appunto. Tutti gli imputati del processo Montante sono stati condannati al risarcimento del danno in favore delle parti civili.
L'ex leader regionale di Confindustria, avvalendosi dei suoi stretti rapporti istituzionali a vari livelli, avrebbe costruito attorno a sè una sorta di cerchio magico, un vero e proprio governo parallelo in grado anche di influenzare e decidere sulla nomina di assessori regionali e dirigenti, che "per anni ha occupato militarmente le istituzioni regionali" – ha dichiarato Claudio Fava della Commissione Antimafia. Il loro era "un potere che non accettava critiche e non ammetteva limiti'' – ha aggiunto Claudio Fava. "Abbiamo accertato che alcuni dirigenti regionali sono stati selezionati attraverso dei veri e propri provini fatti a casa di Montante. In un caso un dirigente è stato indotto a mettere per iscritto che avrebbe mantenuto fede a certi impegni, gli fece mettere per iscritto ciò che Montante voleva che facesse". Una spy story dai contorni ancora tutti da definire e che potrebbe coinvolgere ben di più del solo mondo politico siciliano. Vi sarebbero anche video hard con cui si sarebbe provato a ricattare alcuni dei soggetti coinvolti.
Come si ricorderà, Montante venne arrestato nel maggio 2018 a Milano. I poliziotti rimasero fuori dalla porta per quasi un'ora in attesa che Montante aprisse. Nel mentre, Montante avrebbe cercato di distruggere e poi gettare dal balcone numerosi sacchetti contenenti pen drive piene di dati. Fino ad oggi, non si è mai saputo il contenuto di queste pen drive, anche perché gli accusati si sono avvalsi del rito abbreviato. Ad accusare Montante anche 7 pentiti tant'è che è ancora indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. I legali di Montante hanno già annunciato ricorso. Un altro pezzo importante di questa storia procede, invece, col rito ordinario, dove sono imputate altre presunte talpe del sistema Montante: Renato Schifani, ex presidente del Senato; Arturo Esposito, ex capo dei servizi segreti; Giuseppe D’Agata, ex capo della Dia di Caltanissetta e il tributarista Angelo Cuva.