e riportato sulla terraferma nel pomeriggio di ieri. Ad accogliere il natante, sulla banchina “Marinai d'Italia”, gli uomini della Guardia costiera agli ordini del comandante Giuseppe Claudio Giannone.
Il cadavere era in avanzato stato di decomposizione, il volto completamente sfigurato.
Sono ormai ben pochi i dubbi che quelli recuperati dal mare, a 25 miglia dalla costa saccense, siano i resti di uno dei tanti migranti annegati nel corso degli anni durante alcune delle traversate finite in tragedia lungo le rotte provenienti dall'Africa.
Non sarà eseguita alcuna autopsia, il sostituto procuratore della Repubblica Michele Marrone, che sta seguendo la vicenda, non la considera necessaria. E d'altronde, in effetti, in questa direzione sembra esserci ben poco da accertare.
La ricerca di un riscatto per la propria vita, o la fuga da una guerra o da una condizione di miseria, si è trasformata in tragedia per questo essere umano. Che, naturalmente, probabilmente aveva una famiglia: forse una madre, probabilmente una moglie, o dei figli, o dei fratelli.
Della sepoltura si occuperà il servizio di Polizia mortuaria del comune di Sciacca. Che già nel passato, a partire dai primi degli anni Duemila, ha dato spazio ad altri migranti, con rituali misti islamici e cattolici, nel segno di una condivisione sopra ogni steccato di una tragedia di questo tipo.
Il corpo come detto è stato rinvenuto a 25 miglia da Sciacca. Il vento di scirocco degli ultimi giorni, stando a quanto riferito dalle stesse autorità marittime, potrebbe averlo avvicinato verso la costa. Una vicenda, quella che vi abbiamo raccontato sin dai nostri Telegiornali serali, che è tornata a suscitare tanti interrogativi su una realtà, quella dell'immigrazione, drammatica e perfino tragica, oggetto di analisi di tipo umanitario, indagini giudiziarie e di valutazioni politiche.