Lombardo, il figlio Toti, Ernesto Privitera, Giuseppe Giuffrida e Angelo Marino sono stati tutti condannati a un anno (pena sospesa) per voto di scambio. La sentenza in Appello capovolge quella di primo grado del 2015 attraverso la quale tutti gli imputati erano stati assolti perché il fatto non sussiste. Al momento della sentenza Lombardo non era in Aula, ma non appena avuta la notizia, sarebbe andato su tutte le furie, anticipando sia la decisione del ricorso in Cassazione sia la convocazione di una conferenza stampa per spiegare il suo punto di vista nell'ambito di questa vicenda. Al centro del processo le elezioni regionali del 2012 che sancirono la vittoria di Toti Lombardo come deputato regionale nelle file del Movimento per l'Autonomia con oltre 9500 voti.
Secondo l'accusa, i Lombardo avrebbero promesso due posti di lavoro in cambio di voti in favore del figlio dell'ex presidente della Regione. La promessa di assunzione sarebbe stata fatta a Privitera in favore di Marino e Giuffrida, quest'ultimo poi effettivamente assunto nell'azienda che all'epoca gestiva l'appalto dei rifiuti del comune di Catania. Ai fini delle indagini sarebbero state usate anche delle intercettazioni che, per la difesa, sarebbero state inutilizzabili. Le motivazioni della Corte d'Appello saranno depositate tra 90 giorni, ma è già scontato il ricorso in Cassazione". Appuntamento, quindi, al terzo capitolo giudiziario di questo processo. Una condanna che, comunque, potrebbe avere pure un suo risvolto politico posto che Lombardo e il suo gruppo sono presenti a piene mani nell'attuale Assemblea Regionale Siciliana targata Miccichè e Musumeci, con numerosi posti di rilievo e di sottogoverno.
Un altro danno di immagine per Musumeci, già costretto a fare i conti con una maggioranza risicata e con numerosi assessori e deputati al centro di varie indagini.