Anche il sindaco ci ha chiesto delle assunzioni, ma senza pressioni". Lo hanno dichiarato ieri in Aula i due Antonio Milioti e Giuseppe Milioti, della ditta Comil di Favara, chiamati a testimoniare al Tribunale di Agrigento nell'ambito del processo "Montagna", il cui principale imputato è l'ex sindaco di San Biagio Platani Santino Sabella. Il processo a suo carico si svolge con rito ordinario. Come si ricorderà, l'ex primo cittadino è stato rimosso dal suo incarico ormai da un anno ed è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché avrebbe stretto degli accordi elettorali col presunto capomafia del paese, Giuseppe Nugara, promettendo appalti ed assunzioni in cambio di voti. Gli imprenditori, quindi, nell'udienza di ieri da un lato hanno confermato la presenza di Sabella al cantiera e le sue segnalazioni di operai, dall'altro, però, hanno escluso sue ingerenze e pressioni e, inoltre, hanno affermato che tutto il paese chiedeva assunzioni, non soltanto il sindaco, in una sorta di modus operandi piuttosto diffuso. Nell’inchiesta Montagna, i Milioti sono indicati come vittime di estorsione.
In particolare, secondo quanto ipotizza il pm della Dda Alessia Sinatra, il presunto boss di San Biagio, Giuseppe Nugara, e altri presunti affiliati del paese e di Favara, nel 2015 avrebbero tentato di imporre ai Milioti, un subappalto all’impresa di Vincenzo Cipolla (altro imputato) e una somma di denaro a titolo di “messa a posto”. Antonio Milioti, a sua volta, però, è il figlio di Carmelo, braccio destro del boss e oggi collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati, ucciso sedici anni fa mentre era dal barbiere, a Favara. Una questione che gli inquirenti stanno cercando di inquadrare meglio, così come il contesto in cui nasce.
In questo troncone del processo, oltre a Sabella, sono imputati Domenico Lombardo, Salvatore Montalbano e Antonio Scorsone di Favara, Calogero Principato di Agrigento e Giuseppe Scavetto di Casteltermini.