sono preoccupati che la possibile soluzione prospettata dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ossia quella di far transitare il patrimonio aziendale nella Inerti Srl, permetta solo ad un paio di loro di poter continuare a lavorare. È questa la ragione che oggi ha indotto la CGIL, in una nota firmata dal segretario provinciale generale Massimo Raso e da quello della Fillea Vito Baglio, a rivolgersi al senatore Giuseppe Marinello, invocando il suo aiuto per salvare l'azienda. Giusto quarantotto ore fa il parlamentare saccense era intervenuto sia per attaccare frontalmente il Tribunale di Sciacca, definendo “superficiale” la decisione del giudice che ha decretato il fallimento della società un tempo dei fratelli Cascio per un debito di appena trentamila euro, sia per sostenere la proposta dell'Agenzia di trasferire il compendio aziendale in un'altra società, la Inerti Srl, anch'essa appartenente al falliemento Cascio. "Noi - scrivono Raso e Baglio – riteniamo che ci siano le condizioni affinché tutti gli undici lavoratori possano riprendere a lavorare e, quindi, interrompere lo stato di disoccupazione in cui incredibilmente sono stati posti”.
Così i sindacalisti chiedono al parlamentare saccense, che dimostra di avere buoni rapporti con l'Agenzia guidata dal prefetto Umberto Postiglione, di schierarsi a fianco dei lavoratori, al fine di evitare la fine della Calcestruzzi Belice Srl. La proposta del sindacato è quella di conferire il patrimonio della società direttamente ai lavoratori, che sono intenzionati a costituirsi in cooperativa. “Ci auguriamo – scrivono Massimo Raso e che il senatore Marinello "Siamo - scrivono Massimo Raso e Vito Baglio - ad un mese esatto dalla sentenza della Corte d'appello che, se esiste ancora una giustizia in questo Paese, dovrebbe ristabilire la condizione precedente, dichiarando nulla la sentenza del Tribunale di Sciacca".
La CGIL comunque non risparmia durissime critiche all'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità: "Sarebbe stato auspicabile ed opportuno – dicono i sindacalisti - che fosse intervenuta immediatamente, ed avesse evitato i licenziamenti e i problemi che si sono susseguiti". Una vicenda che, dunque, continua a stare sotto i riflettori e che preoccupa notevolmente i lavoratori, che da fine dicembre continuano a presidiare l'azienda, con la preoccupazione che prima o poi si spengano i riflettori su un'azienda che aveva un volume d'affari superiore al milione e duecentomila euro.