ovverosia quella approvata nelle settimane scorse. Legge che ha introdotto il reato di “revenge porn”. Stiamo parlando del materiale visivo o audiovisivo a sfondo sessuale esplicito diffuso via social a scopo di rappresaglia e per ragioni diverse, tra cui una storia sentimentale finita. È successo in un comune ricadente nella giurisdizione di Sciacca.
Ad intervenire, in particolare, sono stati i carabinieri della Compagnia di Cammarata, che hanno eseguito la misura cautelare del divieto di avvicinamento all'ex partner nei confronti di una donna. Ad autorizzare il provvedimento è stato l'ufficio del Gip, che ha accolto una espressa richiesta della procura avanzata dalla Repubblica di Sciacca.
Ad essere stata colpita dal provvedimento è stata una persona, residente nel territorio, che non si rassegnava alla fine della relazione sentimentale ma che adesso dovrà rispondere del reato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Se confermato in giudizio, il reato potrà generare una punizione esemplare, con una pena da uno a sei anni di carcere per una delle condotte purtroppo oggi più diffuse ed oltremodo allarmanti e dannose per gli effetti devastanti che hanno spesso sulla vita delle persone offese (spesso si tratta anche di minorenni). L'obiettivo di investigatori e magistrati è quello di perseguire l’abuso delle nuove tecnologie, cercando di costituire un deterrente a comportamenti, altamente lesivi dell’immagine e della reputazione altrui, che viaggiano attraverso il web con estrema facilità e con gravissime conseguenze personali per le vittime.
Nello specifico, la donna raggiunta dal provvedimento cautelare dell’autorità giudiziaria, incapace di accettare la fine della relazione con l’ex compagno, aveva iniziato a perseguitarlo. L’escalation rapidissima di aggressività è culminata con la pubblicazione di filmati e foto che riprendevano momenti intimi della coppia.
Ma la vittima del revenge porn ha denunciato la sua persecutrice, e i carabinieri hanno immediatamente sottoposto ad attenzione la vicenda, provvedendo tempestivamente all’adozione del provvedimento disposto dalla magistratura. Provvedimento applicato, come detto, secondo le disposizioni contenute nel nuovo “codice rosso”, introdotto ad agosto.
Una norma, quella prevista dal “codice rosso”, che nel codice penale ha introdotto ben 4 nuovi reati. Quello applicato nel caso della donna denunciata dai carabinieri di Cammarata è diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, punito come detto con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5mila a 15mila euro. Pena, questa, che si applica anche a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video, li diffonde a sua volta per provocare un danno agli interessati.
Codice che poi ha stabilito anche l'introduzione del reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (tristemente famosa la vicenda dell'aggressione con l'acido alla giovane Gessica Notaro, ma ci sono state anche diverse altre vittime). In questo caso la sanzione prevista è la reclusione da otto a 14 anni, fino all'ergastolo in caso di morte della vittima.
La terza fattispecie introdotta dal Codice rosso è il reato di costrizione o induzione al matrimonio, punito con la reclusione da uno a cinque anni, ipotesi aggravata quando il reato è commesso a danno di minori.
Infine, il codice rosso ha immesso nel codice penale anche il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, sanzionato con la detenzione da sei mesi a tre anni.
Norma, quella sintetizzata con la didascalia di “revenge porn”, introdotta dopo i numerosi episodi finiti sotto i riflettori della cronaca nel corso degli anni. Non va dimenticato il caso emblematico della giovane napoletana Tiziana Cantone, costretta al suicidio dopo la gogna mediatica delle sue foto in intimità diffuse via social.