che sin dagli anni Novanta sgominarono la famiglia mafiosa di Sciacca, all'epoca nelle mani di "u zù Totò" Di Gangi. Scarcerato nel 2016 dopo due condanne per associazione mafiosa interamente scontate, appena uscito di galera sarebbe tornato al suo posto al vertice della consorteria saccense. Accursio Dimino, che oggi ha 61 anni, viene considerato dagli inquirenti un boss di "fede" corleonese, amico fedele della famiglia del latitante Matteo Messina Denaro. C'è anche lui dunque tra i fermati di oggi dalla Procura di Palermo con l'accusa di associazione mafiosa. Appena lasciata la cella è tornato a essere pedinato e intercettato dalle forze dell'ordine che in tre anni di indagine hanno accertato come non avesse perso nulla del suo ruolo di capo. Estorsioni, affari con la mafia americana, riciclaggio, Dimino sarebbe tornato in affari dunque subito dopo la liberazione. Nel 2010 la Dia gli ha sequestrato beni per oltre un milione di euro. Nel 1996, è stato condannato a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa, detenzione illecita di armi e danneggiamento. Prima di essere arrestato, la prima volta, nel 1993, insieme ai fratelli gestiva un'attività di commercio di prodotti ittici e faceva il docente di educazione fisica in diversi istituti scolastici statali. Scarcerato il 12 aprile 2004 e ritornato a Sciacca, Dimino, secondo gli inquirenti aveva ripreso i suoi contatti con i boss. Il 4 luglio 2008, è finito di nuovo in cella, nell'ambito dell'operazione "Scacco matto", sempre con l'accusa di associazione mafiosa finalizzata ad acquisire la diretta gestione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, il controllo della fornitura di calcestruzzo, automezzi e manodopera specializzata. Nell'indagine sono emersi scambi di "pizzino" tra Dimino e il boss latitante Matteo Messina Denaro. Nel 2010 è stato condannato dal gup di Palermo ad 11 anni e 8 mesi di reclusione.