(l'ultima volta nel 2010) per il suo ruolo espresso in Cosa nostra, per la quale, evidenziano inquirenti ed investigatori, è stato “reclutatore di nuovi adepti”, assoluto interprete nell’acquisizione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, per assumere, nel primo decennio degli anni 2000, il ruolo di capo della famiglia mafiosa di Sciacca. Già coinvolto nelle operazioni Avana dei primi anni Novanta, Dimino viene considerato il perno della cosca saccense, che pur in un momento di assoluta difficoltà, insieme agli altri arrestati avrebbe continuato a reiterare le forme sistematiche di controllo del territorio tipiche del fenomeno mafioso. Viene considerato “figura carismatica” Accursio Dimino, del quale si ricorda come, negli anni ’90, per conto della famiglia di Sciacca avesse avuto un ruolo centrale nello sviluppo di dinamiche associative ultra-provinciali, mantenendo contatti e veicolando “pizzini” con i corleonesi, in particolare con il capo dei capi Totò Riina e con Giovanni Brusca. Anni nei quali le attività investigative avevano accertato i contatti con il latitante mafioso Matteo Messina Denaro. A partire dalla sua scarcerazione, sono stati documentati i rapporti che avrebbe intrattenuto con soggetti mafiosi operanti nel territorio di Sciacca, di Castellammare del Golfo e perfino con taluni personaggi ritenuti contigui alla famiglia mafiosa dei Gambino di New York. In particolare, si sarebbe relazionato con un soggetto con cui aveva pianificato un’attività criminale che successivamente non è stata portata a compimento a causa dell’improvviso omicidio – avvenuto a New York lo scorso 13 marzo – di Frank Calì (alias FrankieBoy), esponente di spicco della nota famiglia mafiosa italo-americana, evento questo immediatamente notificato direttamente dagli Stati Uniti. Fra i fatti contestati ad Accursio Dimino nel provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo vi sono le presunte pressioni su imprenditori locali per consentire a imprese riconducibili a propri sodali di ottenere appalti. Ma c'è di più. Denunciata anche un’attività da parte di Dimino di recupero crediti a beneficio di soggetti legati a uomini d’onore, nonché propositi di danneggiamenti e altre attività criminali nei confronti di diversi soggetti per finalità estorsive. Alcuni colloqui captati nel corso delle indagini svelerebbero inoltre come “Matiseddu” abbia rappresentato, in passato, l’ala più dura della famiglia di appartenenza, facendo parte del cosiddetto “triumvirato”, considerato dagli inquirenti lo storico gruppo di fuoco operante negli anni ‘90 Sciacca. In carcere sono finiti anche altri tre imprenditori: i gemelli Luigi e Paolo Ciaccio, di 33 anni, e Massimiliano Mandracchia, di 46 anni. Parallelamente all’esecuzione dei fermi, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, i militari operanti hanno sequestrato agli indagati disponibilità finanziarie (tra le quali una carta di credito collegata a conti esteri) e disponibilità patrimoniali, tra cui un’imbarcazione, tenuto conto che gli stessi risultano disporre, anche attraverso dei prestanome, di beni e altre utilità in valore sproporzionato al reddito da loro dichiarato.