arrestati il 4 novembre scorso nell’ambito dell’operazione antimafia “Passepartout” messa a segno dalla Guardia di Finanza di Palermo e Sciacca e dai Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento su provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Sono stati concessi gli arresti domiciliari, invece, agli altri tre saccensi coinvolti nell’operazione con l’accusa di favoreggiamento: Massimiliano Mandracchia e gemelli Luigi e Paolo Ciaccio. Così ha deciso il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo Annalisa Tesoriere. Tutti e cinque erano stati interrogati dal GIP del Tribunale di Sciacca Alberto Davico. Ad eccezione dei fratelli Ciaccio che si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, gli altri tre avevano risposto alle domande respingendo le accuse mosse nei loro confronti. Antonello Nicosia, ritenuto il “postino della mafia” aveva fondamentalmente sostenuto di essere un millantatore e di avere ostentato un potere all’interno di Cosa Nostra mai avuto. Aveva ammesso di far parte dell’associazione mafiosa, ma di esserne uscito dal 2016 dopo l'espiazione dell'ultima condanna subita Accursio Dimino, mentre il commerciante Massimiliano Mandracchia aveva respinto l’accusa di favoreggiamento sostenendo di non essere stato a conoscenza delle attività mafiose di Dimino e di essersi limitato a prestargli il suo cellulare per una telefonata ad un cugino in America che poteva dargli un lavoro.
Intanto l’operazione Passepartout messa a segno nelle scorse settimane a Sciacca è stata al centro di una seduta della Commissione Nazionale Antimafia nel corso della quale è stata sentita la parlamentare ex Leu, oggi transitata a Italia Viva, Giuseppina Occhionero che per alcuni mesi ha intrattenuto una collaborazione con Antonello Nicosia che avrebbe consentito a quest’ultimo di entrare in diverse carceri e venire in contatto con esponenti mafiosi. Audizione durante circa tre ore, ma rimasta secretata su richiesta della stessa parlamentare che, già all’indomani dell’operazione era stata sentita dai magistrati palermitani come testimone. Proprio in virtu’ delle indagini ancora in corso, l’on Occhionero ha chiesto alla Commissione Antimafia di non rendere noto il contenuto del confronto durante il quale ha risposto alle varie domande dei componenti, anche a quelle del presidente Pietro Grasso, già procuratore antimafia e a capo di Liberi e Uguali, formazione politica con la quale la parlamentare era stata eletta nel 2018.