quello che è costato la vita del docente di educazione fisica Nanni Saladino, montevaghese, deceduto a 56 anni dopo trentasei giorni di agonia vissuta in un letto dell'ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. La prima delle due inchieste è quella coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Sciacca Michele Marrone, e riguarda la dinamica dell’incidente in questione. Obiettivo della magistratura: capire ed accertare eventuali responsabilità. Ricordiamo che la moto su cui viaggiava il professore Saladino si è schiantata contro un camion, nei pressi del bivio Misilbesi, zona tristemente nota per i tanti incidenti anche mortali che nel corso degli anni si sono accumulati, trasformando questo tratto in una autentica strada della morte. La seconda inchiesta è quella scaturita invece da un esposto, presentato dalla famiglia di Saladino, la quale, tramite gli avvocati Leonardo Marino e Giovanni Vaccaro, ha chiesto alla procura della Repubblica di fare luce sulle fasi del ricovero e della degenza in ospedale del proprio congiunto: dall’arrivo al San Giovanni di Dio ai due interventi chirurgici a cui il docente è stato sottoposto prima di morire. Familiari i quali, evidentemente, vogliono acquisire tutte le notizie utili a comprendere se possano esserci o meno delle eventuali responsabilità da parte dei sanitari. Ad indagare nel capoluogo è il PM Elenia Manno, che ha già disposto il sequestro delle cartelle cliniche. È nell'ambito di questo esposto che, con ogni probabilità, è emersa la necessità da parte del magistrato di disporre l'autopsia sul corpo del docente. I cui familiari hanno deciso di nominare un consulente di parte. Si tratta del professor Antonio Oliva, ordinario di medicina legale all'università Cattolica di Roma.