entro 5 giorni dalla notifica. Questa l'ennesima somma che Riscossione Sicilia ha chiesto al testimone di giustizia Ignazio Cutrò per debiti contratti dalla sua impresa edile durante gli anni della sua battaglia contro il racket e contro la mafia. Impresa che, nel 2014, è stata costretta a chiudere a seguito dei danneggiamenti subiti e per la conseguente mancanza di commesse. Anni di denunce, di testimonianze a processi, di scorta per sé e per i propri familiari, di boss arrestati e condannati. A presentare il conto per quegli anni non è la mafia, ma lo Stato, e adesso Cutrò non ne può più.
“20 anni del mio calvario, si trasformano in 5 giorni di tempo per pagare i debiti di una ditta costretta a chiudere per aver denunciato il racket. Se questo è il segnale di legalità che vuole trasmettere lo Stato – afferma Cutrò al nostro telegiornale - allora questo Stato non ha veramente capito niente”.