È quanto si è appreso stamattina da fonti sanitarie, secondo le quali l’esito positivo del tampone eseguito nei giorni scorsi era stato già considerato ampiamente prevedibile. Si tratterebbe di uno dei tre medici che da qualche giorno accusava proprio quei sintomi di febbre e tosse chiaramente riconducibili al Covid-19. Sottoposto a trattamento sanitario a Sciacca, nelle scorse ore le sue condizioni, evidentemente critiche, non avevano fatto escludere un possibile trasferimento al reparto “Malattie infettive” dell’ospedale “Cervello” di Palermo. Trasferimento che, tuttavia, non si è poi più reso necessario, posto che il paziente fortunatamente sta meglio e che, dunque, si avvia verso la guarigione. Naturalmente si rende necessario adesso monitorare la situazione delle persone che sono state a stretto contato col medico, a partire dai suoi stessi familiari.
Rimane indubitabile, in ogni caso, come le notizie che si susseguono giorno dopo giorno confermino una condizione di assoluta vulnerabilità nella quale l’ospedale è precipitato a seguito del primo caso, scoperto ormai tredici giorni fa, quello del “Paziente 1”, ovverosia la dottoressa della Medicina risultata per prima positiva al Coronavirus, cosa che ha costretto la direzione sanitaria, quella recentemente commissariata, a mettere in quarantena un intero reparto. E si apprende così che dei 20 casi al “Giovanni Paolo II”, stando ai dati forniti proprio stamattina dal prefetto Caputo, 15 riguardano persone di Sciacca. Si teme ovviamente che siano molte di più se si considerano i soggetti che sono stati a contatto con chi è risultato contagiato. Al momento i numeri complessivi in provincia dicono che i positivi al Coronavirus sono 27, numero venuto fuori da 377 tamponi effettuati.
Il commissario ad acta Alberto Firenze, nominato dall’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, ha già preso possesso del suo ufficio al “Giovanni Paolo II”, e sta controllando in maniera a dir poco capillare lo stato in cui si trovano le singole unità operative, che sta visitando stanza per stanza, ambulatorio medico per ambulatorio medico. Firenze ha annunciato per i prossimi giorni delle comunicazioni ufficiali, anche attraverso la stampa, circa lo stato della situazione generale oggettiva al “Giovanni Paolo II”.
Si sa per certo che all’ospedale di Sciacca già lunedì scorso sono stati praticati nuovi tamponi nei confronti del personale che non era ancora stato sottoposto ad accertamento. Tamponi effettuati dopo che sono risultati negativi gli ultimi 66 esami del blocco dei 250 tamponi in ospedale praticati dal 6 marzo in poi tra pazienti e operatori. Le notizie che giungono dall’ospedale, in termini di organizzazione dei reparti, con particolare riferimento alla presunta vulnerabilità della stessa Rianimazione, destano timori. Timori su cui il dottor Alberto Firenze intenderebbe chiedere a Razza provvedimenti urgenti. Staremo a vedere cosa accadrà, posto che il governo Musumeci non nasconde più a nessuno le proprie preoccupazioni rispetto alla tenuta futura del sistema sanitario regionale se i contagi dovessero aumentare.
Le ultime ore stanno preoccupando anche Agrigento città, dove si è scoperto il primo caso di positività al Covid-19 all’ospedale “San Giovanni di Dio”. Un altro caso a Licata, un altro ancora a Favara. Ma a preoccupare è la notizia che nella città dei templi sarebbero almeno 400 le persone in quarantena o in isolamento volontario allo scopo di cercare di limitare il possibile contagio. Situazione simile a molte altre zone, anche se preoccupa la oggettiva superficialità dilagante di chi continua a non comprendere come il virus sia nell’aria. Ci sono zone della città di Sciacca, per dire, talmente trafficate di auto e di persone per strada da non permettere più la distinzione tra il momento storico che si sta attraversando e una giornata normale di lavoro di quelle alle quali siamo abituati.
I ripetuti appelli purtroppo spesso cadono nel vuoto, diverse persone appaiono assai più preoccupate di essere a posto con l’autocertificazione da esibire alle forze di polizia per non incorrere in sanzioni piuttosto che di tutelare la propria salute e quella degli altri. Le notizie che arrivano dalla Lombardia sono di una gravità inaudita. Eppure c’è chi continua a fare come se niente fosse, a parlottare per strada o andare al supermercato ogni giorno, in una sorta di sublimazione della vita sociale in un momento nel quale le nostre abitudini private rischiano di essere pericolose per noi e per gli altri.