Quattro morti da Covid 19 in provincia di Agrigento, tre dei quali tra Sciacca e Ribera. È, a questo momento, il bilancio della diffusione del Coronavirus, in una fase storica in cui, purtroppo, ancora c’è molta gente che, trasgredendo regolarmente le restrizioni, continua a non rendersi conto del pericolo nel quale incorre e fa incorrere gli altri. Gli ultimi due decessi sono di ieri, entrambi anziani, tutti e due saccensi: un 88enne, che ha smesso di respirare nel reparto di Medicina del “Giovanni Paolo II” dove era in isolamento all’interno di una unità operativa tuttora in quarantena dopo il caso dello scorso 6 marzo del medico di quel reparto risultato positivo al Coronavirus, e un 77enne, che invece è morto all’ospedale “Gravina” di Caltagirone dove era ricoverato.
Sabato era toccato ad un anziano di Ribera di 87 anni, deceduto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale “Umberto I” di Enna, mentre ad un altro anziano, morto in Cardiologia al “San Giovanni di Dio” di Agrigento, il tampone (poi risultato positivo) è stato eseguito post-mortem. Si attendono ancora notizie sulla morte di un uomo di 56 anni di Licata, che si era dato l’autoisolamento volontario, dopo essere stato in contatto con un suo concittadino che si trova tuttora ricoverato al “Sant’Elia” di Caltanissetta. Deceduti che vanno ad aggiungersi a quelli che si stanno registrando in queste ore in Sicilia, in un’escalation che comunque viene considerata ancora contenuta, soprattutto se confrontata con la tragedia in corso in Lombardia, dove tra le vittime da Coronavirus c’è anche il medico Vincenzo Leone, di origine castelvetranese. E il report dei dati, aggiornato alle ultime ore, vede in Sicilia 630 casi, di cui 41 in provincia di Agrigento, 18 a Sciacca, 6 a Ribera, 3 a Favara, Licata, Menfi e Palma di Montechiaro, 2 ad Agrigento e Canicattì, 1 a Montallegro, Santa Margherita e Siculiana.
Sono state, le ultime, ancora una volta ore piuttosto concitate all’ospedale di Sciacca. Un “Giovanni Paolo II” che continua a non avere pace, dopo che nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, il tampone praticato ad una partoriente di Ribera, con in grembo il feto di una bambina poi nata morta, è risultato positivo al Covid 19. I medici hanno così chiuso il Punto nascita. Il commissario ad acta per la direzione medica Alberto Firenze ha dunque disposto la disinfezione urgente dei locali, ripetuta due volte, mentre il personale sanitario che ha assistito la puerpera è adesso in autoisolamento. Punto nascita che si accinge a tornare operativo, ma la vicenda ha generato vasta eco, anche se non si è ritenuto di disporre accertamenti sulla bambina.
Una situazione, quella dell’ospedale di Sciacca, che continua ad indurre tutti a più di qualche interrogativo anche per i rischi di possibili accessi incontrollati nell’area di emergenza di persone affette da Coronavirus, e questo malgrado nell’area esterna sia in funzione una tenda pre-triage. È questa la ragione per la quale, a scopo precauzionale, sono stati eseguiti i tamponi a tutto il personale sanitario del pronto soccorso, in attesa che nelle prossime ore vengano completati i lavori di separazione tra i locali del pronto soccorso ordinario e quello che è stato definito “pronto soccorso Covid”. Attenzione generale sulla sicurezza del nosocomio saccense, dove lo stesso personale sanitario continua a invocare i dispositivi per la sicurezza e dove, come lo stesso Firenze ha annunciato sabato scorso, si punta a rendere autonomo il Laboratorio d’analisi interno per un esame diretto e quanto mai tempestivo dei nuovi tamponi.
Intanto si comincia a fare i conti anche con le ulteriori restrizioni, quelle del Governo nazionale e quelle che Nello Musumeci continua a richiedere e, ove i poteri di cui dispone glielo permettano, ad applicare direttamente. Ieri il presidente della Regione ha chiesto al prefetto di Messina di bloccare immediatamente le centinaia di auto provenienti da Villa San Giovanni agli sbarchi dalle navi traghetto che coprono lo Stretto. E intanto non ci si può più spostare da un comune all’altro, a meno che non ci siano motivi realmente concreti alla base di tali esigenze. Eppure, nel nostro microcosmo, c'è un movimento di persone che non è certamente credibile potere attribuire alle necessità previste dai decreti firmati da Giuseppe Conte.