in una scuola di Palermo, stavolta è toccato alla stele eretta in memoria di Rosario Livatino, lungo la Canicattì – Agrigento, all'altezza del luogo dove quattro killer inseguirono per le campagne e uccisero colui che Francesco Cossiga aveva definito "il giudice ragazzino". Spaccata la lapide che ricorda il magistrato integerrimo, uno dei troppi simboli della Sicilia migliore che ha pagato con la vita il suo impegno per la legalità. Rabbia e indignazione sono i sentimenti manifestati dalla CGIL di Agrigento, che con Massimo Raso parla di gesto miserabile. E mentre l'associazione "Strada degli Scrittori" presieduta dal giornalista del Corriere della Sera Felice Cavallaro si è impegnata a ricostruire la lapide danneggiata, il cardinale Francesco Montenegro oggi è intervenuto per dire che "alla barbarie della morte di Livatino si è voluta aggiungere anche quella dell’oltraggio alla sua memoria, per tentare di eliminare ogni traccia che ricordasse un uomo che ha vissuto per la giustizia e per essa ha dato la vita". "Siamo consapevoli – ha aggiunto il porporato - che ci sono ancora persone e sistemi di potere che lavorano per distruggere il bene, per danneggiare la dignità di tanti cittadini onesti e per impedire qualsiasi sviluppo della Sicilia. A queste persone Montenegro ha ripetuto l’appello di Giovanni Paolo II: “Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio”. Stamattina alla stele danneggiata si è tenuta una manifestazione alla quale, oltre al Prefetto, ha partecipato anche una delegazione dell'Associazione Nazionale Magistrati.