Lascia il marito, dipendente del comune di Villongo, e una figlia di 20 anni. Lidia lavorava presso "Villa Serena", una RSA (Residenza Sanitaria Assistita) situata nel comune di Predore, nella Bergamasca. L'allarme in quella struttura, situata proprio al centro della "zona rossa" lombarda, quella dove il Coronavirus si è diffuso spaventosamente, era scattato già verso la fine di febbraio, quando le anziane ospiti della casa si erano ammalate, tutte con febbre alta. Febbre poi accusata a partire dai primi di marzo, anche dagli operatori della casa di cura. Tra di loro la stessa Lidia. Che, peraltro, pur stando male, ha fatto fino in fondo il suo dovere. Sì, perché Lidia non voleva lasciare sole quelle che affettuosamente chiamava "le sue nonnine". Ma a "Villa Serena" nel frattempo cominciava a scarseggiare il personale, gran parte del quale costretto a casa, ammalato. Stoicamente, l'infermiera di Sciacca ha continuato a lavorare, fino a quando, dopo un turno lungo 12 ore, non ce l'ha fatta più. Ricoverata d'urgenza all'ospedale di Ome, nel Bresciano, la sua situazione è di ora in ora peggiorata, con gravi conseguenze polmonari ma anche ad altri organi, che hanno costretto i medici a sottoporla anche a dialisi. Alla fine Lidia è morta per emorragia cerebrale, andando a rinfoltire il lungo elenco di operatori sanitari (tra medici e infermieri) vittime del Covid-19. Nel frattempo "Villa Serena" ha dovuto chiudere per mancanza di personale, e quasi tutte le ospiti, inizialmente dirottate presso altre case di riposo, sono decedute. Una tragedia che, dunque, fa piombare nello sconforto i suoi familiari di Sciacca, a cui la nostra emittente rivolge il più sentito sentimento di cordoglio.