Si tratta dell'anziano di Santa Margherita che il 23 aprile scorso era stato trasportato d'urgenza all'ospedale di Sciacca e al quale, dopo che durante una TAC gli era stata riscontrata un'infezione polmonare, era stato praticato un tampone rino faringeo per accertare l'eventuale contagio (poi confermato) al Coronavirus.
I congiunti dell'uomo, però, denunciano che l'esito di quel controllo in realtà sarebbe stato un "falso positivo". A rivelarlo, stando a quanto riferiscono, l'esito dei successivi tamponi che, a ripetizione, gli sono stati praticati al reparto Covid del "Cervello" di Palermo, dove nel frattempo Vito Cacioppo era stato trasferito. Quell'infezione al torace, che aveva destato sospetti nei sanitari dell'ospedale di Sciacca, non era la temutissima "polmonite interstiziale", ma - stando a quanto denunciato dai familiari - solo il retaggio di una fibrosi polmonare, di cui l'anziano era già affetto da tempo.
Eppure, quel "falso positivo", nel frattempo, ha generato giocoforza le rigide procedure previste dai protocolli anti-Covid, compresa la quarantena obbligatoria per tutte le persone che erano venute a contatto con l'anziano in questione, tra cui un figlio (di professione fisioterapista), che lo accudiva ogni giorno, considerato che il signor Cacioppo era sofferente e allettato. Non si spiegavano, i familiari, come mai quel tampone eseguito a Sciacca fosse risultato positivo, considerate le precauzioni adottate e a tutti note per salvaguardarne la già cagionevole salute (Amuchina, guanti, mascherine e distanziamento). E avevano ragione loro, visto che non solo i tamponi eseguiti anche nei loro confronti (i componenti di ben 5 nuclei familiari), ma perfino i successivi test sierologici hanno rivelato che né Vito Cacioppo, né i suoi congiunti, erano mai stati contagiati dal Coronavirus
Nel frattempo, stando a quanto denunciano i familiari, solo 12 giorni dopo il ricovero è stato consentito al figlio fisioterapista di potere andare finalmente a trovare il congiunto a Palermo. Nell'esposto presentato alla procura, i familiari riferiscono che le condizioni dell'anziano apparse al figlio erano peggiorate, con quella che viene definita "decadente condizione di salute con piaghe da decubito in tutto il corpo, lembi di pelle mancanti, lenzuola intrise di sangue e coaguli di sangue su bocca e naso che ne ostacolavano la già precaria respirazione". Non era stato nemmeno possibile (e non si comprende come mai) trasferire il signor Cacioppo dal reparto Covid in un'altra unità operativa, che non fosse collegata alle malattie infettive.
La storia purtroppo si è conclusa con la morte di Vito Cacioppo, avvenuta l'11 maggio, diciotto giorni dopo il suo approdo all'ospedale di Sciacca. Vito Cacioppo è deceduto, ma non di Covid-19. È quanto attesterebbe la stessa cartella clinica dell'ospedale "Cervello". No, a causarne la morte è stato un arresto cardiocircolatorio causato probabilmente dall'aggravarsi della sepsi di cui era affetto. Cacioppo è morto nel reparto Covid dove si trovava da due settimane, malgrado ben 7 tamponi avessero rivelato la sua negatività al Coronavirus. Vito Cacioppo non è morto di Covid-19, ma ad ucciderlo potrebbe essere stato (indirettamente) il Covid-19.
E nel frattempo, malgrado la morte dell'anziano margheritese risalga a lunedì scorso, e a fronte di tutti questi tamponi risultati negativi, nei dati giornalieri sulla diffusione epidemiologica del Covid-19 in provincia di Agrigento continua a risultare ancora un caso di persona contagiata a Santa Margherita.