Lo ha annunciato il presidente Nello Musumeci, aggiungendo di avere dato disposizione che si passino al setaccio tutte le altre gare tuttora aperte, per capire se possano esserci punti deboli nei quali abbiano potuto attecchire interessi illeciti. È uno degli effetti del terremoto giudiziario delle scorse ore, quello che ha registrato dieci arresti, tra i quali quello di Antonio Candela, commissario per l'emergenza Covid in Sicilia, che malgrado l'immagine passata di simbolo della legalità e della trasparenza, si ritrova adesso sul gruppone l'accusa di essere stato tra i protagonisti di un sistema illecito di appalti pilotati e tangenti nel settore delle forniture medicali. Vicenda che ha fatto finire nei guai anche il manager dell'Asp di Trapani Fabio Damiani, anche lui (come Candela) uomo di fiducia dell'attuale governo, così come lo era stato di quello precedente guidato da Saro Crocetta. Sullo sfondo dell'inchiesta della magistratura palermitana c'è il presunto strano intreccio tra imprenditori del settore della sanità e funzionari pubblici, con quattro gare d'appalto finite sotto i riflettori, quelle aggiudicate dal 2016 in poi dalla "Centrale unica di committenza della Regione" e dall'Asp 6 di Palermo, per un ammontare complessivo di 600 milioni di euro, su cui secondo le risultanze di intercettazioni e pedinamenti, sarebbero state "calcolate" tangenti (in gran parte da pagare) per circa un milione e ottocentomila euro. Tangenti che, secondo gli investigatori, sarebbero state nascoste all'interno di complicate operazioni contabili attivate fra chi si aggiudicava gli appalti e imprese riconducibili ai faccendieri ritenuti legati ai manager. Un'inchiesta che è anche un terremoto politico per il coinvolgimento del deputato regionale Carmelo Pullara, l'unico degli indagati che ha fatto sentire la sua voce, evidenziando di non avere nemmeno ricevuto un avviso di garanzia e di avere scoperto di essere indagato dalla lettura dei siti d'informazione. Secondo la procura Pullara avrebbe cercato di favorire, attraverso Damiani, un'azienda che aveva partecipato ad un appalto da 227 milioni di euro, per il servizio di pulizia. Accuse naturalmente tutte da dimostrare, ma è un'indagine di cui naturalmente tutti parlano, anche perché si è inserita nel bel mezzo dell'emergenza Covid-19 (con cui non sembra avere nulla a che fare) che ha messo in evidenza tutte le vulnerabilità del sistema sanitario nazionale. Sull'inchiesta "Sorella Sanità" la presidente della Commissione Salute dell'ARS Margherita La Rocca Ruvolo, a nome dei componenti dell'organismo permanente, in una nota ringrazia magistratura e forze dell'ordine che hanno messo in luce una situazione che la parlamentare e sindaco di Montevago definisce "inaccettabile", con uno spaccato desolante e preoccupante fatto di lobby affaristiche e interessi illeciti che condizionerebbero nomine e appalti a scapito dei siciliani, che hanno diritto ad un miglioramento dei servizi dopo anni di corruttele e inefficienze intollerabili. L'on. La Rocca Ruvolo fa sapere che saranno convocati subito in Commissione i dirigenti della Centrale Unica di Committenza per chiedere la revoca di tutti i provvedimenti disposti dagli indagati.