hanno eseguito il sequestro preventivo – su decreto emesso dal Tribunale di Palermo – finalizzato alla confisca beni nei confronti di Francesco Tortorici, 41 anni, attualmente detenuto, coinvolto nella maxi operazione antimafia “Icaro” per aver svolto, secondo l'accusa, funzioni di raccordo e collegamento tra il boss margheritese Pietro Campo, vice rappresentante provinciale di Cosa Nostra agrigentina, alle spalle di Leo Sutera, e altre famiglie mafiose del territorio agrigentino.
Il sequestro è stato eseguito dalla Divisione Anticrimine e delle Squadre Mobili di Agrigento e Palermo ed ha riguardato tre appezzamenti di terreno agricolo, per complessivi quattro ettari, coltivati a vigneto, oliveto e agrumeto, siti nel Comune di Siculiana, per un valore di mercato di oltre 60 mila euro.
Il Tribunale di Agrigento, a fine 2018, ha riconosciuto Francesco Tortorici colpevole del reato contestatogli, e lo ha condannato a sedici anni di reclusione per associazione mafiosa, poi ridotti recentemente a dodici.
La misura di prevenzione patrimoniale mira a contrastare i soggetti riconosciuti portatori di pericolosità sociale e colpisce le ricchezze accumulate illecitamente o acquistate in condizione di sperequazione finanziaria. Secondo gli inquirenti, Tortorici sarebbe stato esponente di primo piano del clan di Montellagro.
Per quanto riguarda, invece, il processo antimafia “Montagna”, sarà la Corte d’appello di Palermo a celebrare il processo relativo all’inchiesta Montagna che, in primo grado, si è concluso con trentacinque condanne e diciannove assoluzioni. La prima udienza è stata fissata per il 21 ottobre prossimo. La Procura, inoltre, relativamente al processo “Montagna” ha chiesto alla Corte di acquisire anche le carte dell’inchiesta “Passepartout” che ha coinvolti negli scorsi mesi l’ex collaboratore parlamentare Antonello Nicosia ed il boss di Sciacca, Accursio Dimino che evidenzierebbero, in modo particolare, la figura di Domenico Maniscalco, di Sciacca, assolto in primo grado e di Salvatore Di Gangi.