per trasformarlo in Covid Hospital di riferimento interprovinciale per l'Agrigentino e il Nisseno, in questo caso insieme al "Sant'Elia" di Caltanissetta. Nascerano su Ribera 10 posti di terapia intensiva, 10 di terapia sub intensiva e 40 posti dei degenza ordinaria. Al S.Elia, invece, che evidentemente rimane "ospedale misto" (questione su cui come si sa è aperta una contrapposizione tra il mondo politico e quello scientifico) saranno destinati 8 posti terapia intensiva e 8 di terapia sub intensiva, e 60 di degenza ordinaria. Le prime reazioni a questa disposizione hanno visto la presidente della Commissione Salute dell'ARS Margherita La Rocca Ruvolo insistere sulla necessità che questa possibile opzione scaturisca da un confronto con le comunità interessate. Non a caso giusto oggi il sindaco di Ribera Carmelo Pace si è rivolto a Razza per chiedere un confronto. Di diverso tenore il giudizio di Matteo Mangiacavallo, parlamentare di Attiva Sicilia, che sin dall'inizio aveva puntato sulla soluzione di Ribera anche nella prospettiva, poi, di trasformare l'ospedale in centro per le malattie infettive, questione quest'ultima che lo ha fatto litigare di brutto col senatore Rino Marinello, ad opinione del quale, invece, questo centro va fatto nell'edificio separato dell'ospedale di Sciacca, così come prevedeva il progetto originario. Il commissario ad acta Alberto Firenze, forte di questo provvedimento, ha già girato le necessarie direttive sia agli operatori del "Giovanni Paolo II", sia quelli dell'ospedale di Ribera. Che si conferma il luogo privilegiato per eventuali interventi chirurgici per pazienti che risultassero positivi al coronavirus.