Continua il calvario di oltre tremila marittimi italiani, bloccati in giro per il mondo dalla chiusura dei confini,
misura imposta per fronteggiare il coronavirus. Equipaggi di centinaia di navi mercantili che da mesi non vedono più le loro famiglie. Tra di loro ci sono anche diversi saccensi. Uno è Giuseppe Guardino, comandante di una offshore che assiste le piattaforme petrolifere da mesi bloccato in Africa, in Congo, non riuscendo più a tornare a casa. Di lui ci siamo occupati nelle settimane scorse, con un'intervista nel corso della quale ci ha raccontato la sua vicenda. Guardino è un testimone a cui le più importanti testate giornalistiche italiane hanno chiesto di raccontare la sua storia. Il marinaio italiano si trova ancora in Africa (dal porto congolese di Pointe Noire). Una vicenda per la quale si continua a chiedere l'intervento del governo. Le ultime interviste Guardino le ha rilasciate al Corriere della Sera e nelle score ore a Radio Capital. Il problema non è solo italiano, è globale, e coinvolge 150-170 mila lavoratori imbarcati – nell’Atlantico, nel Pacifico e nell’Oceano Indiano - e poco meno di 200 mila che aspettano di rilevarli. Una situazione che sta diventando sempre più difficile da gestire sia per lo stress al quale sono sottoposti i lavoratori in mare sia per i rischi che fa correre al commercio mondiale, il quale per quasi il 90% viaggia su nave.