Gli ultimi due casi di positivi al Covid-19 a Sciacca (un trentenne ed un cinquantenne) sono "estranei" al focolaio ospedaliero delle settimane scorse.
Salgono a 61 gli agrigentini positivi al coronavirus. C'è un caso in più a Sciacca, dove i contagiati sono diventati 20.
È un soggetto "non anziano" il diciannovesimo saccense risultato positivo al Covid-19. Le condizioni del giovane non destano preoccupazione, ma il fatto deve comunque indurre la collettività a tenere altissima la guardia in ordine alla necessità di contenere il più possibile la diffusione del coronavirus in un territorio, quello saccense, che continua ad essere tra i più vulnerabili. A rivelarlo sono i numeri, ovviamente, ma non può non presumersi che, come ovunque, d'altronde, anche dalle nostre parti la realtà ancora tuttora sottotraccia sia diversa dalle statistiche. Potrebbero essere ancora infatti numerosi i soggetti asintomatici, e solo il loro autoisolamento può neutralizzare il virus. In tal senso oggettivamente si sta registrando una superiore attenzione al rispetto delle restrizioni rispetto ai primi giorni.
Nel frattempo, a parte le riunioni che si susseguono da giorni una dopo l'altra, la situazione in cui versano gli ospedali agrigentini è la stessa di ieri. Le notizie riguardano ancora la prospettiva dei posti letto anti covid che sorgeranno in tutti i nosocomi dell'Asp, compreso il "Fratelli Parlapiano" di Ribera. Appare complicato, tuttavia, inseguire l'emergenza della diffusione del coronavirus con i tempi delle prospettive e delle riunioni. Lo stesso sindaco Francesca Valenti in tal senso continua a non nascondere il timore che l'azione necessaria contro il Covid 19 stia andando oltremisura a rilento. Dal canto suo, l'assessore alla Salute Ruggero Razza nelle scorse ore ha commentato la notizia dei quasi 1200 positivi in Sicilia parlando di aumento non esponenziale dei contagiati, avvertendo al tempo stesso sulla necessità di continuare a mantenere altissima l'attenzione.
Ma non è tollerabile affidare l'emergenza coronavirus agli auspici che i numeri rimangano contenuti o alla speranza che non si ripeta anche da noi quello che ha messo in ginocchio una Sanità pubblica d'avanguardia come quella lombarda. È pur vero che le risposte richieste dal governo della Regione a Roma non sono ancora arrivate. Rimane pacifico come sia necessaria una superiore concretezza: dispositivi di sicurezza per gli operatori sanitari, il ritardo nell'esecuzione e nelle analisi dei tamponi, sanificazione dei locali ospedalieri, assenza del numero sufficiente di ventilatori (che, a cascata, ritarda la istituzione delle terapie intensive). Intanto a Ribera Carmelo Pace rivela che anche nelle scorse ore sono entrate nel territorio comunale persone provenienti da fuori. Si appella, il sindaco, all'autoisolamento di queste persone.
Il tema non può più riguardare il tipo di toni da utilizzare, perché non c'è alternativa all'allarmismo, che non è necessariamente una brutta parola ma, al contrario, può rivestire una funzione perfino educativa nei confronti della collettività. E mentre ad Agrigento il tampone post-mortem eseguito su un uomo trovato morto in casa è risultato positivo, è tornata a casa la dottoressa del reparto di Medicina del "Giovanni Paolo II", la prima ad essere risultata contagiata dal Covid-19 e trasferita d'urgenza al "Sant'Elia" di Caltanissetta, dove è rimasta ricoverata per tre settimane. L'ultimo tampone a cui è stata sottoposta, dopo avere superato la fase più critica della malattia, ha dato l'auspicato esito negativo.
È nell'ambito dei controlli per il rispetto delle restrizioni imposte dalle autorità