Sono state svelate le date per i due appuntamenti culturali di Sciacca, che quest’anno si passeranno il testimone a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Si inizia con il Letterando in Fest, in programma dal 3 al 6 settembre con incontri in presenza e interviste video, sia alla Badia Grande sia in altri luoghi della città di Sciacca, anche per rispondere alle richieste del pubblico che l’anno scorso aveva molto apprezzato la formula “diffusa”. A seguire, dal 9 al 13 settembre, lo Sciacca Film Fest proporrà, come nella scorsa edizione, i concorsi internazionali per documentari e cortometraggi, incontri con registi, proiezioni speciali in arena.
Così come successo a tutte le altre manifestazioni culturali in Italia, anche i due appuntamenti saccensi hanno dovuto modificare modi e tempi degli incontri. “Faremo quello che ci consentiranno di fare le normative per il contenimento dell’epidemia da Covid-19” dice Nino Sabella, dallo scorso anno direttore artistico dello Sciacca Film Fest. “Adotteremo quella che, ormai, si chiama la “formula mista”: incontri in presenza con un numero contenuto di persone, e video-interviste trasmesse sia in presenza sia in streaming”, spiega Paola Caridi, alla guida dal 2019 del Letterando in Fest.
“Avevamo già scelto, lo scorso autunno, sia le date sia il tema che come un ombrello avrebbe accolto e riparato gli incontri, le proiezioni, le presentazioni, le discussioni di entrambi i festival che sono nati nel buon ventre della Badia Grande”, dicono i due direttori artistici. “Avevamo deciso di ragionare attorno a una parola, “Rivoluzione”, che ritenevamo fosse una chiave di lettura su quello che stava accadendo nel mondo. Dall’emergenza ambientale ai movimenti sociali”. Poi, la pandemia da Sars-cov-2, le misure contenitive, il lockdown, e la necessità di rinviare i due festival.
“È stata proprio una rivoluzione, la pandemia”, dice Nino Sabella. “Una rivoluzione che ha sconvolto le vite individuali e i modi di vivere collettivi”, gli fa eco Paola Caridi. “E allora abbiamo deciso che era giusto, anzi, doveroso mantenere il tema che avevamo pensato quando tutto, nel mondo era diverso. Nel mondo di prima del Covid-19”