è stato recentemente pubblicato dalla casa editrice Ezio Pagano, tra “I tascabili dell’Arte”, collana in cui Bruno ha avuto l’onore di essere inserito tra altri 96 artisti. Il testo, corredato di immagini, fotografie ed interviste, è stato curato da Sandra Tornetta e pubblicato in collaborazione con la FONDAZIONE FRAGILE ideata dallo stesso artista. “Rosario Bruno e l’atelier dell’arte: un esperimento di Glocalizzazione” è il titolo del libro. Un approfondimento della visione estetica dell’artista divenuto famoso sin dagli anni’70 per le sue opere in cartone romano. Nato a Selinunte, dopo essersi formatosi a Roma, ha esposto in diverse gallerie italiane, in particolare a Milano. Da anni è ormai residente nella sua casa-atelier di Sciacca, in via Molinari, luogo di incontro, di ricerca collettiva, una fabbrica di confronti innovativa che va oltre le richieste del mercato dell’arte.
Particolari le sue opere, uniche nel loro genere. Nel volume, è lo stesso Rosario Bruno a spiegare che la forma, nei suoi lavori “ci deve essere quanto basta per estrinsecare il contenuto”. Dichiara l’artista. “Io le forme le uso a volte pochissimo. Tolgo l’icona, perché mi blocca, perché ha già una sua storia, dei significati sovrapposti, stratificati. (…) Nelle mie opere – continua Bruno - il dialogo con il concetto nasce dopo; man mano che entro nell’opera me la spiego e poi la materia stessa mi offre una certa spiritualità, difficile da spiegare. Alcuni pensano che l’importante sia il fine mentre per me è il mezzo, il fine viene da sé”. La ricerca d’archivio avviata per la stesura del libro ha portato alla luce dei tesori in parte dimenticati, come degli scatti di Bruno a fianco di Carla Accardi o Elio Marchegiani, con cui aveva condiviso delle mostre. Oppure ancora l’ideazione della rassegna “Un punto nel Mediterraneo”, il tutto corredato da cataloghi di piccole dimensioni che sono stati richiesti dalle biblioteche più prestigiose, come quella dell’Accademia dei Lincei.
“Ma serve la parola per sottolineare i significati delle azioni, per connotare la semantica del gesto politico – spiega l’autrice Sandra Tornetta - Forse questo è mancato ed è per questo che questo contributo mira a ricomporre le tessere di un mosaico imperfetto ed incompleto, per tirare le fila di un discorso non ancora interrotto, che vuole continuare a rendersi fil rouge della potenza espressiva che questo nostro territorio possiede e di cui spesso fatica a riconoscere le infinite potenzialità”.