il fortino arabo che proteggeva dal basso il castello di Zabut, l'antica Sambuca di Sicilia. La possibilità di visitare la riva del lago e il fortino stesso si è inserita nell'ambito delle escursioni programmate da "Le Vie dei Tesori", in un'iniziativa che si è svolta lo scorso fine settimana e che ha visto anche la partecipazione dei vini Planeta, proprietari della cantina e di un grande vigneto che si trova in contrada Ulmo, e del comune di Sambuca di Sicilia. Escursione alla quale ha partecipato anche l'assessore regionale ai Beni Culturali Alberto Samonà. Sono tante le incognite sulle origini stesse del Mazzallakkar. Si ritiene che sia stato costruito più di mille anni fa, e probabilmente su un'architettura preesistente. Un nome, Mazzallakkar, che evoca veli, spezie, mercanti, profumi, sete e incensi. Ma la storia del fortino è ancora tutta da scrivere. Fu proprio il lago Arancio, costruito a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso nella vallata conosciuta come la "Zona dei mulini, a sommergere il fortino di Mazzallakkar quando era ancora in buono stato di conservazione. Adesso, con il progressivo abbassamento del livello del lago, insieme alle torri che già svettavano dall'acqua, sono ricomparse anche le mura fortificate, a raccontare il tempo in cui le carovane in marcia si fermavano proprio qui a cercare ristoro. Nel corso degli anni e in tempi più recenti, il fortino venne anche usato dai pastori del luogo per ricoverare le greggi, ma l'antica conformazione squadrata con le torri, è rimasta intatta. L'amministrazione comunale di Sambuca, contando anche sul richiamo di questa storia unica, vuole adesso valorizzare Mazzallakkar e renderlo fruibile. La vicenda naturalmente sta facendo discutere per un problema di appartenenza. La contrada Ulmo, infatti, pur attigua al comune di Sambuca è una specie di "enclave" che in effetti, dal punto di vista territoriale, appartiene però al comune di Sciacca. Che, dunque, non dovrebbe rimanere fuori da questo progetto. Un'occasione buona, piuttosto che dar vita ad una diaspora che non serve a nessuno, per condividere l'iniziativa e valorizzarla insieme.